Ammetto di non aver mai letto l'opera omonima di J. R. R. Tolkien. Qualche pagina a scuola, qualche riga qua e là, ma è passato un pò troppo tempo. Di Tolkien non so nulla: faceva lo scrittore, questa è l'unica cosa che so. E mi basta. Poi un giorno, leggendo un giornaletto pseudo cinematografaro vengo a scoprire che un tale Peter Jackson (di cui, come per Tolkien, non sapevo nulla) sta per girare un mega filmone in tre episodi (o meglio dire, in tre parti) ispirato all'opera di Tolkien, "The Lord of the Rings". Lì per lì giro pagina e vado a leggere la nuova produzione di Martin Scorsese. Poi però il tempa passa, ed il progettone di Peter Jackson va in porto, esce nei cinema ed il pubblico comincia ad andare in delirio. "Se non hai mai letto Tolkien non sei degno di questo mondo", mi dicono gli amici. Ovviamente ridono. Ma mica neanche tanto.
E vado a vederlo.

La sala è grande, è piena, è bella. Il film inizia, ed il cast mi fa pregustare visioni apocalittiche e capolavoro a breve distanza: Elijah Wood, Ian McKellen, Liv Tyler (la musa di Bertolucci), Viggo Mortensen, Cate Blanchett, Orlando Bloom, Ian Holm, il grande vecchio Christopher Lee. Tre ore dopo ho gli occhi sbarrati, non è che mi sia divertito molto. Poi però decido di pazientare, tanto un anno passa alla svelta. E rieccomi ancora qui: sala grande, piena, bella. Il cast è lo stesso, il film pure. Ma dopo tre ore ho una strana sensazione: non è che 'sto Tolkien facevo bene a non averlo mai conosciuto? L'anno dopo non ci ricasco più. Sto a casa, l'ultima parte me la godo a casa. Peccato, era la più bella.

Questo lungo prologo (un pò sui generis) era doveroso. Parlare della trilogia di Tolkien/Jackson non è facilissimo. Certo è, che la stampa se non gonfia e non pompa non è contenta. A leggere i giornali pare chissà che cosa: paroloni come "eccellente", "incredibile", "meraviglioso", "epocale" si sprecano. Sì, in effetti sulla carta questa grande operazione cinematografica sarebbe potuta essere davvero eccellente, epcocale e meravigliosa, ma l'avrebbe dovuta dirigere Stanley Kubrick, Roman Polanski, Steven Spielberg (quello di un pò di anni fa), non Peter Jackson.
Peter Jackson (tranquilli, non è parente di Michael) è australiano, ha girato filmetti rispettabili ma sostanzialmente inutili ("Sospesi nel tempo"), è uno che il grande baraccone hollywoodiano lo conosce poco. Gli hanno data carta bianca e lui se l'è scialata (per dirla alla Camilleri). La sua trilogia è avvincente, scenograficamente eccellente, recitata discretamente (alcuni sono molto bravi, altri, come Orlando Bloom o Viggo Mortensen, lasciano un pò a desiderare), alcuni personaggi sono memorabili e resteranno nella memoria collettiva (valga su tutti l'infido Gollum, quello che possiede un tormentone snervante: "Il mio tessssoro"), gli effetti speciali lasciano a bocca aperta e chi più ne ha più ne metta. Ma il tutto soffre di eccessiva pedanteria, la sceneggiatura è un guazzabuglio di situazioni incatenate un pò forzatamente e certi passaggi risultano eccessivamente macchinosi e poco interessanti. A volte poi, la magniloquenza manieristica prende il sopravvento: le lotte col bestione in una sorta di tempio; il ragno gigante; l'albero che si muove, tutto bello a vedersi, ma dopo pochi secondi si ha già voglia di voltare la testa (o cambiare canale).

Dei tre tronconi, il più debole è senza dubbio il secondo. Il primo, "La compagnia dell'anello", parte discretamente, con una bella panoramica sul villaggio dove vive Frodo, il protagonista principale del film. Seguono poi i naturali sviluppi avventurosi e la formazione della compagnia dell'anello, con tanto di presentazione dei personaggi. Qui la debolezza è palese, ma tutto sommato, la carismatica presenza di un vecchio volpone come Christopher Lee agevola l'operazione. Arrivare fino in fondo tutto d'un fiato è difficile, ma ci si può tentare. Sul finale ecco le palesi debolezze della sceneggiatura: il duello finale è troppo tirato per le lunghe, le battute cominciano a farsi banalissime e il finale monco è indecente (è un film diviso in tre parti, ma quel finale non ha comunque nessun senso).
Passiamo al secondo. "Le due torri" è debolissimo, la sceneggiatura qui è più che un semplice canovaccio di sequenze estenuanti, battaglie tanto magniloquenti quanto noiose, con l'entrata in scena dell'albero parlante. Poca roba, anche perchè il film è eccessivamente scollato, i continui colpi di scena inducono più allo sbadiglio (o, peggio, all'indifferenza). Il senso dell'epica è tanto, ma l'arte, quando non è sostenuta da un progetto ben preciso, non serve assolutamente a nulla. E la storia (sì lo so, è tratta da un romanzo di Tolkien) comincia a sembrare un pò troppo simile all'omerica "Odissea".
La saga si conclude. Frodo ritorna a casa, l'anello fa la fine che deve, tutti i personaggi trovano il loro degno epilogo. Frodo, Gandalf, Sauron, Gollum, la Terra di Mezzo, tutta si conclude fatalmente. E' "Il ritorno del re", ed è l'episodio migliore. Quello che solleva un pò la media dell'intera trilogia (i primi due da 5, questo da 7) e non solo perchè finalmente il finale non è monco e soddisfa. Ma anche perchè la sceneggiatura, pur dimostrando tutte le proprie pecche, è un pò meno raffazzonata: tolto il lungo mobilissimo duello nella tana del ragno gigante, qui ci sono alcune delle più belle invenzioni visive di sempre: la sequenza iniziale in cui viene finalmente svelato il vero volto di Gollum; la battaglia con gli elefanti. E finalmente, la magniloquenza fa rima con qualità. E lo spirito tolkeniano, ma più in generale quello tardo medioevale di Re Artù e Lancilotto ritorna a far capolino con convinzione e sincerità. Non si grida al capolavoro, ma si rimane esaustivamente soddisfatti.

Grandissimo il successo di pubblico, campione d'incassi in Usa ed in Europa. Peter Jackson viene promosso al rango di star, e la mania degli hobbit, degli elfi, di Tolkien sembra un clone di ciò che accadde nel 1993 con i dinosauri di "Jurassic Park". Capitolo premi: il primo episodio, "La compagnia dell'anello" ne vinse 4, tutti di stampo tecnico (ma era partito come super favorito, dovette cedere il passo a "A Beautiful Mind"); "Le due torri" si portò a casa 2 Oscar, sempre di stampo prettamente tecnico; il finale, "Il ritorno del re" se ne aggiudicò ben 11, compresi, quelli prestigiosi, di miglior film e miglior regia. Come ho già detto in precedenza, il terzo capitolo è più riuscito dei precedenti, sicuramente degno di vincere un buon numero di Oscar (che so, diciamo 5, e sempre di stampo tecnico), ma non certo da andare a sbancare facendo tabula rasa dei concorrenti. Questa interessante novità, apportata appositamente dai giurati dell'Academy, va sotto il nome di 'Oscar Cumulativo'. Ma, ancora una volta, si sono sbagliati di grosso: un film non è un qualcosa a cui si possono dare premi in ritardo per rimediare a pecche (se mai ce ne fossero state) precedenti. E alla fine, la trilogia di "The Lord of the Rings", si è portata a casa la bellezza di 17 statuette. Un bel record, ma era meritato?

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