La libertà è un fattore la cui importanza ne permette la materializzazione con ogni mezzo. Ammesso che ci si riesca. Diversi esempi di fuga da un qualunque tipo di prigionia si sono sempre verificati. Bizzarri, fortunosi, incredibili, fatali. Nella Germania divisa dal muro, tanto per fare un esempio calzante, ne hanno tentate di diverse. Tra mongolfiere, tunnel sotterranei e semplici scavalcamenti, sono stati tanti i tedeschi della Demokratische Republik a fuggire verso la libertà della Bundesrepublik. Così come troppe sono state le vittime falcidiate dalle raffiche delle guardie di settore.

Peter Leibing è un giovane fotografo amburghese che viene spedito sistematicamente negli ippodromi ad immortalare eventuali eccellenze tra trotti e galoppi. Specialista nel saper cogliere il momento giusto durante il salto degli ostacoli. Bravo nel ricavare quelle nitidezze facilmente eludibili dalla velocità dei tempi. Sarà proprio un salto, ma non equino, a donargli la fama per un'immagine che diventerà un simbolo di libertà.

Ferragosto del 1961. Blocco sovietico in fase di evoluzione e Germania in fase di suddivisione. Berliner Mauer in fase di progettazione. I primi blocchi di cemento vengono poggiati sull'asfalto della DDR. Alcuni tratti vengono delineati dal filo spinato. Un'idea di quello che sarà, prima di venire sostituito dai mattoni. La notizia si diffonde e Leibing, stufo dei templi equestri e da tempo in cerca di uno stimolo differente, tra una genuflessione a mani intrecciate ed una lacrima sul pietoso andante, riesce a strappare un reportage sui fatti di Berlino al truce capo dell'agenzia.

Quel giorno Berlino brulica di fotografi e il giovane Peter passeggia sulla Bernauerstrasse che rasenta il settore francese. In quei giorni, tra l'incredulità e lo stupore generale, persone che fino ad un minuto prima potevano parlare, passeggiare, vivere insieme, si ritrovavano drammaticamente divise. C'è qualcuno che medita su questa condizione e lo fa seriamente. Hans Konrad Schumann è un giovane poliziotto di guardia al confine, versante orientale. Ha appena 19 anni ed è rimasto colpito da un evento accaduto solo qualche ora prima. Il divieto forzato di ricongiungimento tra parenti. Drammatico. Assurdo. E' apparentemente tranquillo ma realmente molto nervoso e da un paio d'ore sta triturando grosse manciate di tabacco sottoforma di sigarette. Una nuvola di fumo e un sospiro. In continuazione. Un occhio è fisso sul posto di guardia e l'altro furoreggia ad intermittenza verso la frontiera occidentale. Probabilmente batte il tempo del cuore comprensibilmente impazzito.

L'area da sorvegliare è confinata dal filo spinato. Ripensa a quanto accaduto prima e medita. Con attenzione. La sua irrequietezza attira lo sguardo attento di Leibing e non solo il suo. Qualcosa sta per accadere. Intanto un furgoncino della polizia sta pattugliando l'area di fronte,  versante occidentale. Avanti e dietro, nervosamente. Leibing solleva la macchina fotografica che fino ad un istante prima gli ballava sullo stomaco. Le 16:00 sono scoccate da qualche minuto.

"Salta cavallo, salta!"

Il furgoncino si ferma e il portellone si apre. Dall'interno un collega e amico di Schumann urla un secco "Komm ruber!", ossia "Vieni di qua!". E' un frammento temporale brevissimo. Hans si volta, approfittando della disattenzione di altre guardie. Sputa l'ennesima sigaretta e pensa: "Ma a me chi m'o ‘ffa fà!" e dopo una breve rincorsa spicca un volo di valore olimpionico liberandosi del kalashnikov in dotazione e superando brillantemente la cortina spinata per infilarsi nel furgone. Verso la libertà. Leibing, avvezzo agli scavalcamenti di ostacoli di matrice equestre, scatta al momento giusto quella che diventerà l'icona della Guerra Fredda. Immagine che gli varrà il Best Overseas Press Club Award per la fotografia nel 1961.

E Schumann? A lui è andata male purtroppo. Dopo la fuga venne riconosciuto come rifugiato politico ed ebbe la possibilità di costruirsi una famiglia in Baviera lavorando come operaio alle catene di montaggio dell'Audi. La STASI, su pressione dei familiari, ha tentato più volte di reintegrarlo nella DDR senza successo. La depressione e l'alcol ha fatto il resto. E il colpo di grazia, è arrivato dopo la caduta del Muro quando è stato rifiutato e allontanato dai parenti. Si è suicidato mediante impiccagione nel 1998.

Quando la libertà costa cara.

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