Viene da chiedersi il perchè di un film di questo tipo, anche se la risposta "soldi" è quella che spazza via ogni dubbio. Non erano bastati i vari Manhunter, Il silenzio degli innocenti, Hannibal e Red dragon a saziare gli occhi (stomaci?) degli spettatori? Si erano sufficientemente bastati, anzi già Hannibal si era dimostrato un film largamente non riuscito. Poi è tornato Thomas Harris, l'inventore del personaggio di Lecter, che ha deciso di dare un inizio lontano nel tempo alla sua creatura. Lo scrittore (quì anche sceneggiatore) fa risalire il suo Hannibal a durante la seconda guerra mondiale, quando lui e sua sorella, sperduti in Lituania dopo aver perso tutta la famiglia, si trovano a dover affrontare una banda di ex nazisti. L'uccisione della piccola sorella scatenerà all'interno della mente di Hannibal un cortocircuito di violenza che lo porterà con il passare degli anni a cercare tutti coloro che furono responsabili della tremenda esecuzione della piccola.

La base di partenza per questo ennessimo semi horror sulla saga di uno dei personaggi cinematografici più conosciuti di ogni tempo, è quantomeno improbabile e prima del regista Peter Webber (già cineasta di "La ragazza con l'orecchino di perla"), il vero grande passo falso è quello di Thomas Harris. Il suo libro e la sua sceneggiatura sono nulli, non hanno quella scintilla, quell'originalità richiesta ad una storia ormai sviscerata in ogni suo minimo aspetto. Il tentativo (peraltro mal riuscito) di dare una collocazione e una storia giovanile a Lecter va contro quegli elementi che avevano splendidamente caratterizzato la sua figura: quell'assenza di moralità e punti di riferimento passati che avevano reso il sadico volto di Anthony Hopkins, uno dei più inquietanti mai visti al cinema, capace di destabilizzare per intelligenza e forza dello sguardo. In questo Hannibal Lecter - Le origini del male, tutto va a farsi benedire: Gaspard Ulliel, scelto come il giovane Lecter, è irritante a dir poco, con quella sua faccia da prendere davvero a pugni sui denti. Zero credibilità, zero espressività. Ma quello che veramente non convince del film di Webber è la totale mancanza di idee: il tema della vendetta ha ormai distrutto i testicoli e inoltre per come ci viene presentato dal regista non ci sono neanche motivi per essere contenti della sua messa in scena. Nelle sferzate horror, thriller, slasher di questo film non c'è nulla che aggiunga qualcosa alla lunga serie nata dalla penna di Thomas Harris.

Una storia che fa acqua da tutte le parti: mal interpretata e con una credibilità e una resa filmica prossima allo zero. Sapere poi che stanno addirittura pensando ad un nuovo capitolo sulla giovinezza di Hannibal lascia francamente interdetti. E allora viene di nuovo da chiedersi: perchè fare operazioni di questo tipo?

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