Forse ho trovato un disco a cui mettere tutti i generi di debaser. Forse no, in ogni caso ci andrò vicino.
Phantomsmasher è un trio messo su da James Plotkin. Il buon James è noto ai più (o ai pochi) per essere l'infamante bassa-frequenza dei Khanate, quella sottospecie di mammuth sonoro a otto mani (che di recente ha fatto finalmente uscire il proprio quarto nonché ultimo lavoro), ma è anche in mezzo ai KHLYST, ai Flux (gruppo pressoché introvabile) e ad un'altra mezza dozzina di gruppi, chi più chi meno (l'anno scorso ha prodotto e anche remixato i Pyramids).
Stavolta James è affiancato da due dubbi figuri, uno è Dave Witte, la mitragl-il batterista già in Discordance Axis, Burnt by the Sun, Municipal Waste, East West Blast Test, bla bla bla. L'altro losco figuro è DJ Speedranch (chi?), a cui sono accreditate le voci.
Insomma. Non abbiamo a che fare con gente che sta bene di testa, e lo si capisce subito. Questo dischetto pregevole, uscito come self-titled nel 2002 tramite Ipecac non assomiglia a niente che sia già uscito o che negli anni successivi uscirà sull'etichetta. In effetti non assomiglia a niente. E non è drone. Basso, batteria e voce sono gli strumenti del trio, con occasionali sprazzi di chitarra, eppure sono tutto così strapazzati e deturpati da Plotkin, che il disco presumibilmente lo produce pure, che ciò che ne viene fuori è un "eh, beh. Eh?". Il materiale sonoro già all'origine, e anche pressappoco nel risultato, doveva contenere/contiene dosi notevoli di rumorismo, ritmi anfetaminici (se non lo sapete Witte già nei Discordance Axis aveva scoperto come dilatare il tempo a piacimento per suonare veloce quanto gli pare), sample che definirli 'weird' è riduttivo (compreso un carillion della sigla dei teletubbies), sparate vocali assurde a opera di DJ Speedranch, che manipola in lungo, in largo e anche in profondità la voce, e anche una bizzarra e deviata, ma quasi onnipresente, vena melodica. I suoni che vengono dal basso potrebbero essere definiti felici, se non fossero così torturati. Il bello è che la felicità rimane nonostante la tortura. E anche l'impianto sonoro regge alla tortura: insomma, gli strumenti per quanto strani suonino si capisce che ci sono, il marasma c'è, ma non affoga tutto in una folla di suoni non comprensibili o illeggibili (anche se poco ci manca, in effetti). In effetti non ho usato, forse per la prima volta da quando ho ricominciato a scrivere qui, la locuzione saliscendi dinamico, però in effetti ci starebbe. Il saliscendi c'è, e la dinamica pure.
Lo si potrebbe definire sia un disco non impegnato, sia un disco che più impegnato non si può. Chiariamo: non aspettati le pitture sonore mortuarie e maniacali dei Khanate, o quelle free-form ma altrettanto viscerali e ancestrali di tizi come KHLYST, Pyramids, Runhild Gammelssæter. Aspettatevi il rumore, la decostruzione e la ricostruzione, aspettatevi insomma di doverlo affrontare questo disco. Ma non aspettatevi di trovare molto oltre la musica. È appunto musica free, musica che vive da sé e per sé. Non c'è insomma dietro quell'apparato, magari quell'immaginario che poteva sostenere una band come i sopraccitati Khanate. Ma occhio, questo non è un difetto, anzi. Il fatto che questo tour de force sia così libero anche nei princìpi che lo sorreggono aiuta anche a fruirne senza dover staccare ogni tre secondi per il mal di testa. E questo per me è un bene.
Insomma, non so quanti generi riuscirò ad appiccicarci a sto disco, resta il fatto che i più coraggiosi tra di voi potrebbero trovare in questo disco un'ulteriore, sorprendente e anche (a modo suo) divertente esperienza sonora.
Elenco tracce e video
Carico i commenti... con calma