Il quinto lavoro in studio del cantante fiorentino ricalca in buona parte il percorso del precedente "In faccia". Chitarre ruvide, ritmi piuttosto sostenuti, una sezione ritmica rimasta invariata, ma con qualche novità...
L'innesto del nuovo chitarrista Davide Ferrario, già al servizio di artisti come Gianna Nannini e Battiato, rappresenta l'arma a doppio taglio di questo lavoro. Se da una parte si denota una certa freschezza nei suoni dell'album, dall'altro devo ammettere di essere rimasto un po' deluso da qualche assolo "già sentito" e più in generale, una sensazione di ripetitività.
Il disco si apre col singolo "Tutti fenomeni", in cui un suono prettamente litfibiano ci porta indietro di qualche anno. Il testo in pieno Pelù-style, non risparmia critiche al mondo della tv e più in generale alla società moderna. "Mamma ma-donna", secondo pezzo, dedicato al gentil sesso, propone suoni più rotondi e melodici, con un ritornello davvero orecchiabile. "Parole diverse", prima semi-ballad del disco, ricorda vagamente nella strofa "Lentezza" del precedente lavoro, ma si apre con energia al ritornello, un pezzo che convince nella sua interezza. Il classico fischio "morriconiano" ci introduce alla successiva "Viaggio", brano lento, molto melodico, anche se a mio avviso manca di qualcosa.
Nella successiva "Nato qui", pezzo duro e diretto, decisamente rock, sono le chitarre a spadroneggiare. Suoni aggressivi quasi hard-rock, testo nuovamente critico nei confronti dei media e del consumismo, forse il miglior pezzo del lotto. Il confronto fra la diversità d'opinione è tema portante di "Verità", pezzo per certi aspetti molto moderno nei suoni e nel cantato, ascoltate la voce decisamente rauca e secca di Piero ed un uso di cori inedito, per ciò che l'artista toscano ci aveva fino ad ora abituati.
"Ti troverai", altro momento delicato dell'album, parla tra le righe del rapporto padre-figlia. Pezzo molto bello, anche se forse un po' troppo carico di suoni.
"Zombies", altro rock ruvido, in cui il cantato si fa nuovamente tirato. Le idee forse sono anche troppe e finiscono per soffocare l'intento iniziale del pezzo che parla del dramma delle guerre, qui visto in chiave famigliare: "il Mario fu mandato alla guerra e nel '18 parti per la marna, coi ragazzi del '99" ( il nonno di Piero si chiamava appunto Mario).
Altro pezzo rock orecchiabile ma per nulla banale è "Ufo su Firenze". Qui è la tematica del precariato, del lavoro a progetto, dei lavavetri ad essere affrontata in modo metaforico ma per nulla incomprensibile. Il tango sporco ed elettrico di "Amor diablo", affascinante ma un po' inutile, chiude un album diretto, forse poco immediato, ma sincero e sanguigno. "In faccia" è stato un album forse irripetibile per certi aspetti ed è ingiusto confrontarlo con questo lavoro pur pregevole anche se a mio avviso non molto ben delineato. La scelta di alcuni suoni tropo presenti e torno a ripeterlo, l'abuso di alcuni assoli di chitarra poco ispirati, non hanno giovato alla riuscita complessiva. Non vi sono cadute di stile commesse in passato, ma nemmeno delle perle indimenticabili. Nel complesso questo album si avvicina più a "UDS" e "Soggetti smarriti"per certi aspetti, pur riuscendo a brillare di luce propria.
Non un capolavoro, ma nemmeno un disastro.
Elenco tracce e video
Carico i commenti... con calma