Quale modo migliore, per un neofita come me, di scoprire il mondo del balletto se non questa edizione del 2006 del Lago dei Cigni di Tchaikovsky?
Andato in scena per la prima volta il 4 marzo 1877, come spiega il corposo libretto di 30 pagine allegato a questa edizione da edicola, il balletto ebbe il successo sperato solo nella ripresa del 1895, successiva alla morte del compositore russo.
L’edizione riprodotta in questo DVD del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo si rifà alle coreografie originali di Marius Petipa (massima autorità nel mondo della danza di fine ‘800) rivedute da Konstantin Sergeyev nel 1950 e da allora in repertorio.
L’azione si svolge in tre atti per una durata di più di 2 ore, ma si capisce fin da subito la qualità dell’edizione.
Il primo atto è sapientemente accompagnato dalla direzione di Gergiev, che ci introduce nelle curate scenografie e nelle ricche danze per il festeggiamento della maggiore età del principe Sigfrido. La musica scorre con estrema piacevolezza accompagnando, in particolare, i virtuosismi e le Pirouette del Buffone di Corte (Andrei Ivanov), vero protagonista di questa prima parte.
La scenografia e l’azione cambiano con la seconda scena, nella quale il Principe incontrerà la Principessa Cigno Odette (Ulyana Lopatkina). L’ingresso di Odette e il duetto con Sigfrido lasciano senza fiato. L’esile fisicità della danzatrice unita ai suoi sinuosi movimenti restituiscono la drammaticità della sua condizione, unita alla sensualità del corteggiamento.
Il primo atto si conclude con la ripresa del famoso tema e l’uscita di scena di Odette, che sembra realmente librarsi nell’aria, nel tentativo di sfuggire all’incantesimo.
Nel secondo atto le ricche e curate scenografie ci riportano a castello, dove Sigfrido è vittima dell’inganno di Rothbart, che lo fa sedurre dalle danze sensuali e sfrontate del Cigno Nero Odile (sempre la Lopatkina).
Il terzo atto conclude la favola con la sconfitta di Rothbart e la rottura dell’incantesimo.
Il capolavoro si completa con una sapiente regia BBC che restituisce tutti i virtuosismi del corpo di ballo, trasportando letteralmente lo spettatore nel mezzo della scena, soprattutto nel movimentato finale del terzo atto.
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