Il ritratto dei lati più profondi e oscuri dell'animo umano. Ecco cos'è quest'album. Il dolore, la rabbia, la disperazione. Ma anche la dolcezza e la poesia. Impossibile non rimanerne affascinati. I Poison The Well sono un gruppo metalcore della Florida e si presentano all'album d'esordio dopo un ottimo EP di debutto. Un album che lascia letteralmente senza fiato, geniale. Si, perchè geniale è il termine che più mi sembra adatto per descriverlo.

Ascoltare un album del genere non è cosa da tutti i giorni e forse non se ne sentivano di così intensi ed emozionanti da chissà quanto tempo. Un album fondato tutto sull'intensità emotiva e che sembra cercare di vedere fino a che punto può spingersi la musica nella ricerca interiore delle emozioni umane più pure e profonde. Riff oscuri e taglienti si scagliano sull'ascoltatore, con il singer Jeffrey Moreira che nel suo urlo di disperazione ti accompagna alla ricerca delle tue emozioni più profonde. Le chitarre ti attaccano e ti intrappolano, mentre la batteria le aiuta imperterrita, prima che splendenti e rarefatti sprazzi di luce arrivino a salvarti.
Ecco l'urlo di Moreira che si scaglia nell'opener "12-23-93" mentre le chitarre lo seguono, picchiando in perfetto stile hardcore, e la rabbia ti circonda prima di arrivare al punto in cui tutto si rilassa e torna la pace... prima di ritornare di nuovo al punto di partenza, ma solo per un momento: ecco arrivare un finale da brividi, dove la voce e tutti gli strumenti sembrano essersi messi d'accordo per rendere tangibili le proprie emozioni e catturare così la tua anima. Solo la prima canzone e già ci sarebbe da applaudire. Ma è meglio conservarsi per dopo, perchè il viaggio è appena iniziato... e continua così per queste 9 tracce, con "Nerdy" che, dopo un attacco hardcore ossessivo e carico di disperazione ti spiazza con una melodia strappalacrime, un piccolissimo spiraglio di luce, portabandiera di squisita e delicata desolazione, prima di tornare ad accelerare fino a un finale quasi death; con "Mirror No Reflection" che è il perfetto ritratto della rassegnazione spirituale; con "Slice Paper Wrists" che si fa aiutare da un emo depresso e intenso all'inverosimile per farti emozionare ancora di più prima di uno splendido finale, per non parlare di "To Mandate Heaven" che è un concentrato di emozioni in soli 2,50 minuti... Solo pochi i momenti di melodia. Certo, quando ci sono durano poco, ma ogni singola nota basterebbe a farti strappare una lacrima. E così quei momenti devi goderteli fino in fondo.
Ogni canzone, quindi, gioca sul cambio d'umore, sulla luce che si fa intravedere nel buio, accentuando ancora di più quello spirito emozionale dell' hardcore già introdotto da altri tra cui gli Shai Hulud che, insieme ai Poison The Well sono tra le migliori realtà della scena harcore più emozionale. Insomma, una ventata di rabbia, intensissima e carica d'odio, con una melodie che emergono timidamente come piccoli spiragli di luce. La loro caratteristica principale è quella di creare canzoni che sposano la violenza hardcore più grezza con melodie cariche di desolazione e dolore in una maniera talmente perfetta da creare una musica quasi 'viva', che prova emozioni da sé, perfetto ritratto della negatività spirituale e psicologica.

Insomma, geniali magari anche senza saperlo, pensando di essere una semplicissima band metal-core. Ma che scrivo a fare? Questo è un album che dovete comprare e scoprire da soli per scoprire la genialità, l'assoluta, incredibile, incontrollabile e tangibile genialità di questo grande, grandissimo gruppo, anche se sono sicuro che per molti sarà difficile da capire (P.S. bellissimo anche l'artwork!).
Capolavoro assoluto.

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