Ok, pronti, si riparte. Quattro anni e la tua purpel class di nuovo a scuola per ascoltare la tua “lectio magistralis” sulla musica moderna. Perché quando sali in cattedra, Mr. Nelson, ti è dovuta attenzione e stima incondizionata, perché sappiamo che la pennellata del genio ce la riserverai sempre.
Parti con un discorso alla nazione a tinte fosche e un po’ cupe (sembra di essere nella Gotham City di Batman) e ci avverti che viviamo in una gabbia artificiale (Art Official Cage - che se leggi velocemente diventa Artifficial Cage). Bell’inizio potente, basso “slappato e strappato”, un tuo marchio di fabbrica, di contorno una ritmica dance mai banale. Ottimo intro, le premesse sono incoraggianti. Welcome home Principe.
Avanti, sintonizziamoci sul secondo brano Clouds, una gradevole sorpresa. E’ uno di quei brani dai molteplici contenuti, sia musicali che testuali, che solo da te possiamo aspettarci. Il ritornello ruffiano e sensuale rappato egregiamente si incastra a meraviglia con la parte cantata, sostenuta ottimamente anche dal contributo di Lianne La Havas. E’ un brano che si impreziosisce di nuovi dettagli ad ogni ascolto. Ci hai messo davvero tanto impegno, si sente. Grazie.
La tavolozza dei tuoi colori musicali è già bella piena. Potresti dipingerci una bella storia, un po’ strappalacrime, cantata con passione e trasporto con le tua grida e la tua voce che solo tu hai e puoi permetterti. Giusto per stemperare i toni scintillanti dei primi due brani. Scherzi a parte Breakdown è un gran bel pezzo, intenso, sincero, mi piace, scivola via sontuoso.
Che dire, sono quasi commosso: mi hai spiazzato ancora una volta. Siamo solo al terzo brano ma ci hai messo tante cose, suoni moderni e freschi. No, amico mio, non mi viene proprio di dirti che ti sei ripetuto, autocelebrato e cose di questo genere. Fin qui il tuo disco lo trovo gradevole, bello. Mi vien da dire: nonostante la lunga attesa sembra che ne sia valsa la pena. Se posso permettermi, il mio voto per questa prima tripletta è da 7,5 pieno. Anzi no, passi la paura, ti meriti un 8 tondo.
Che dire allora, che la festa continui: ci fai ballare e muovere un po’ caro Prince? Il titolo The Gold Standard mi sembra perfetto, deve essere qualcosa di veramente “crazy amazing”. Primo, secondo, terzo, ennesimo ascolto, sono un po’ preoccupato, cosa mi succede: il brano non mi prende, vorrei dire che ancora non mi ha preso, spero di sbagliarmi, ma è quello che penso (I need U to tell what I think). Il ritornello è deboluccio, ci trovo un tuo tipico sound troppo standardizzato, di dorato ahimè non mi luccica niente. Mi spiace, forse mi sbaglio io.
Ecco, del prossimo brano ne ho sentito un gran bene, dovrebbe essere tra le cose più moderne del disco, c’è anche un po’ di mistero perché sembrerebbe un brano “saccheggiato” e non accreditato, almeno ufficialmente, che hai fatto tuo. Ma come, con tutte le potenzialità che hai, vai a cliccare random su Utube e peschi questo brano un po’ a casaccio? Mah, lo sai tu e solo tu (U know !!) caro Prince perché ci hai messo sto loop un po’ noiosetto nel disco (dite che sto esagerando?).
Per fortuna arriva Breakfast can wait, delizia compositiva carina ed equilibrata, superiore alle due tracce precedenti. Non un capolavoro però.
Sui prossimi due brani non mi soffermo più di tanto. Per me il punto più basso del disco: This could be us e What it feels like semplicemente non danno mordente al disco, che, visto il grande ritorno doveva continuare a viaggiare sulla falsa riga dei primi tre brani. Voto di questa parte del disco, escludendo Breakfast, 5.
Proseguiamo, speriamo in un gran finale!
Ah che bello, riecco Lianne La Havas che ti riprende per mano Prince (affirmation I, II). Eh si, ti eri un po’ smarrito, che dici ritorniamo a casa? Way back Home merita, brano molto intimo, personale. Uno dei migliori, insieme a Clouds e Breakdown. Adesso si che possiamo muoverci un po’ con Funknroll, molto techno ma con un bel crescendo nel finale. Ben fatto, molto meglio rispetto a quell’altro “standard”.
E adesso ci sta discretamente pure la ballata a due con la Allo in Time. Mi sbaglio o mi sembra che ti tenga un po’ in campana la tipa? Ad ogni modo il brano l’ho trovato carino ai primi ascolti, dopo più ascolti perde un po’ il suo appeal.
Concludi giustamente, riprendendo il tema di Way back Home in affirmation III che è una delle composizioni che meglio ti è riuscita su AOA. Bella, sognante, parte orchestrale intensa. Terza parte del disco da 7, ma molto del merito va a “Way back Home”.
Che dire, peccato per quella parte centrale un po’ noiosetta, che proprio non mi prende, anzi rende piuttosto faticoso il proseguilo dell’ascolto.
Caro Prince, te lo dico sinceramente e spero che AOA e questo progetto 3edEyeGirl sia già una fase più del passato che del presente o del futuro. Voto finale 6,5.
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