Quarterflash è una formazione americana di purissimo pop rock anni ottanta, del genere Fletwood Mac o Pat Benatar per capirci dato che al canto solista evoluisce una frontwoman, al secolo Rindy Ross. La suddetta musicista fornisce anche la nota saliente del gruppo, però non con la sua voce, piacevole ma in verità niente di speciale, bensì maneggiando sia sassofono tenore che soprano ed usandoli in maniera molto melodica ed efficace, più specificatamente fornendo ai brani gli accattivanti riff di introduzione e di sostegno fra le strofe.
Celebre ad esempio, ed orecchiata alquanto anche qui da noi, la frase di sax tenore che apre "Harden My Heart", il loro primo e più grande successo contenuto nell'auto intitolato disco d'esordio di cui questo "Take Another Picture" è il successore (anno 1983). Anche in quest'opera si può evincere che la forza del gruppo era principalmente lì, in quelle poche, aggancianti note di sax, ciclicamente soffiate qua e là ad introdurre e insaporire musiche molto leggere ma molto ben arrangiate. D'altronde è in azione un produttore coi fiocchi, quel John Boylan che, con le sue forti intuizioni musicali e la sua capacità di assecondare oltre che di incentivare il talento dei propri assistiti, aveva determinato la fortuna di gente come Boston, Little River Band e tanti altri. Eppoi le sue fatture e quelle dello studio le paga la ricca multinazionale americana Geffen... ragion per cui i dischi dei Quarterflash suonano bene, massimamente professionali e ben levigati per non far male a nessuno ed essere apprezzati e acquistati da vecchi e bambini (di quella generazione).
Questo era il rock iper melodico a quel tempo, colla chitarra basso sovente doppiata dai sintetizzatori, la batteria vera che suonava quasi finta da quanto era squadrata ed effettata, le chitarre continuamente flangerate e chorusate sì da renderle acquose e trasparenti, le tastiere scampanellanti e riverberose. Per apprezzarlo bisogna avere il gusto per le cose pop e la disponibilità verso le canzonette (ben fatte)...lo erano anche quelle dei Beatles, in definitiva.
Dal mio punto di vista è necessario fare lo slalom fra canzone e canzone prendendo d'infilata alcune uscite a livello Abba o poco più (l'apertura "Take Me Into Heart" nonchè il brano che intitola l'album ed anche "Make It Shine") e curvando più lento, se non soffermandosi, su cose assai migliori tipo la lineare e tesa "Shane" col suo scolastico ma sempre efficace pedale di basso e le chitarrine pulite di contorno, la vagamente blues "It Don't Move Me" nobilitata dalla espressiva slide guitar dell'ospite Joe Walsh uno dei più grandi specialisti al mondo in materia, oppure l'altro poppish rock blues "Shakin' The Jinx" con le due chitarre soliste di Jack Charles e di Marv Ross (il marito di Cindy) addirittura in armonia insieme per un po'. Ma il numero migliore cantato da Cindy è la lirica, tesa, dolcemente drammatica "Nowhere Left To Hide" messa quasi in chiusura, col riffetto felpato di tastiera e la melodia un po' telefonata che fanno il loro bel lavoretto pop.
In realtà ben tre dei dieci pezzi in scaletta sono interpretati dal chitarrista Jack Charles, la cui voglia di protagonismo costerà cara perché verrà estromesso dalla coppia Marv/Cindy sin dal disco successivo: Jack canta discretamente la scolasticissima ballata "Eye To Eye" ed una specie di hard rock'n'roll (per gli stilemi del gruppo) denominato "One More Round To Go", ma soprattutto compone ed esegue praticamente da solo (lo aiuta solo il produttore con un tappetino di synth) il gioiellino che conclude l'album, una faccenda deliziosa di poco più di due minuti intitolata "It All Becomes Clear", fatta di armoniche e tintinnanti chitarre in accordatura aperta ed di un bel testo accorato e autobiografico, cantato col cuore in mano dal buon Jack.
Roba datata e soprassedibile questa dei Quarterflash, ma la musica rock e pop degli ottanta era sempre meglio, mediamente, di quella dei novanta e soprattutto di quella del nuovo millennio. Lo si può verificare anche all'ascolto di questi eroi minori dell'epoca.
P.S. I manichini in copertina sono trentatrè.
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