La musica è matematica e le note sono numeri per farci le operazioni e tirar fuori qualcosa, cioè quello che viene dopo l’uguale.

Tipo ... Beatles + AC/DC + Buzzcocks = power pop.

Se la ciambella riuscisse sempre col buco, siccome che i Beatles e gli AC/DC vendono milioni di dischi ma i Buzzcocks invece no, se tanto mi desse tanto il power pop dovrebbe essere un genere di gran successo.

Però mica è vero che la ciambella riesce sempre col buco; o forse è vero, ed i Beat ed i 20/20 navigano nell’oro ma lo dissimulano bene.

Poi «My Sharona» la conosce chiunque; ma se a chiunque gli vai a chiedere chi siano quelli che suonano «My Sharona», chiunque è già qualcuno; e se a qualcuno gli vai a chiedere qualche altro titolo per fare compagnia a «My Sharona», qualcuno fa rima con nessuno.

Capita che la suddetta ciambella venga fuori senza buco negli Stati Uniti ma pure in Inghilterra, figurarsi in Italia.

Mai saputo di una scena power pop in Italia, dove la ciambella nessuno ha mai provato neppure ad infornarla.

Poi però sono venuti fuori i Radio Days, che non sono una scena, ma sono una gran bella cosa.

Sono da Milano ed in attività dagli Anni Zero - dei millenials per capirci - partiti in quattro e rimasti in tre, Dario alla chitarra e voce, Mattia al basso e Paco alla batteria.

Il primo album lo hanno ripudiato subito e cancellato dalla discografia a colpi di bianchetto, con una disinvoltura che manco Joe Strummer di fronte a «Cut The Crap», e di esso si tramanda che fosse un omonimo: proprio banalotto, pop punk senza arte né parte, una copia scarabocchiata male dei Blink 182 e dei Sum 41, tanto per rimanere nel magico mondo dei numeri a caso.

Poi viene un mini, «Midnight Cemetery Rendezvous», e pare che sia un piccolo capolavoro; pare, perché le cento copie date alla stampe sono andate esaurite nella notte dei tempi e mai più ridate alle stampe; però chi ce l’ha è gente fidata e ne parla un gran bene, e dopo aver ascoltato il dischetto in questione è filata a recuperare l’opera omnia dei succitati Beat e 20/20.

Seguono due lp, «C’Est La Vie» e «Get Some Action», non malaccio il primo, più che buono l’altro: lo dicono loro, che a proposito di «C’Est La Vie» tirano fuori semiseri riferimenti ad un fantomatico prog-power-pop (!!!!!), «... roba da psicopatici ...», per via di arrangiamenti “leggermente” sopra le righe; lo penso pure io, anche se il genere prog-power-pop non ci sarei mai arrivato nemmeno ad immaginarmelo; chi vuole, può farsi un’idea perché questi si trovano, in giro.

E pochi mesi fa, ecco «Back In The Day», che è un signor disco di power-pop.

I Beatles ci stanno, ci mancherebbe altro, e pure piazzati in apertura, così per togliersi subito il pensiero: «Why Don’t You Love Me Anymore» e «Rock’n’Roll Night» sanno ancora di inchiostro bagnato, ma ancora più forte è l’aroma di crauti e salsicce che viene fuori dalle cucine dei localetti amburghesi dove i non-ancora-baronetti si fanno le ossa, cinquanta e passa anni fa, e chi se ne lamenta è un sabbiodonte e tutto quel che ne deriva; e poi «You Won’t Fool Me Twice» è ancora più tipo capelli a caschetto, faccina pulita, giacchetta e cravattina, però il titolo fa pensare ad altri.

Giusto, proprio a loro.

Per cui, i ragassuoli prendono in prestito il riff di «Substitute», lo rifanno in bemolle oppure in diesis ma che ne so io, ed in quattro e quattr’otto piazzano là «Back In The Day», tanto per dire che i Beatles sono i Beatles, però pure i Who hanno il loro perché e per qualcheduno sono loro i quattro favolosi del rock’n’roll.

Poi c’è tutto il resto che ci deve stare in un disco power-pop e cioè melodie solari e balneari, i coretti festaioli e zuccherini, il sabato pomeriggio a fare lo struscio in corso, aspettando che passi la ragazza dei miei sogni e questa volta lo trovo il coraggio per chiederle se alla festa di quel secchione di Simone ci vuole venire con me e magari poi trovo pure il coraggio per invitarla ad uscire al cinema ed in pizzeria.

Che più o meno questo è il quanto di «I’m In Love With You», «Out Of The Shade», «Subway Station Girl», «Smash This Party» e tutto il resto.

Gran bel disco, consigliatissimo.

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