Nella storia del jazz sono emersi numerosi musicisti, molti dei quali avevano caratteristiche insolite o bizzarre. Tra questi troviamo ad esempio Django Reinhardt, che continuò a suonare la chitarra nonostante la menomazione alla mano sinistra causata da un incendio, o Petrucciani, grandissimo pianista affetto da nanismo.

Un caso a parte è rappresentato da Rahsaan Roland Kirk. Acciecato per sbaglio da un'infermiera alla nascita, Kirk è uno dei tanti musicisti jazz che non hanno conosciuto grande fama durante la vita, ma che sono stati rivalutati in seguito. Personalità incredibilmente bizzarra, fu per tutta la vita influenzato dai suoi sogni, nei quali si "vedeva" suonare tre sassofoni contemporaneamente o nei quali gli veniva detto di cambiare il proprio nome da Ronald in Roland e di chiamarsi Rahsaan. Ed è proprio a causa di queste sue stranezze che non fu mai molto considerato in vita, valutato più come un "fenomeno da baraccone" per il suo modo di suonare che come musicista e compositore.
Invece Kirk ha avuto una notevole importanza nella storia del jazz e della musica in generale: da notare che fu uno dei primi musicisti nella storia del jazz ad usare il flauto come strumento "primario" e a non dargli un ruolo marginale, a non utilizzarlo quindi solo per accompagnamento. Inoltre sua è la tecnica di cantare dentro al flauto, che fu poi ripresa da Ian Anderson dei Jethro Tull, creando polemica tra i due.

Kirk sapeva suonare numerosi strumenti, che variavano da quelli più "classici" come sassofono, flauto, armonica, corno, tromba, a quelli più insoliti e ricercati come il manzello, lo stritch (due antenati del sassofono) e il flauto da naso (uno strano flauto solitamente utilizzato in Africa e in Polinesia).
Suonò anche con diversi musicisti jazz importanti, dei quali mi sento di citare Charles Mingus (col quale contribuì alla creazione di alcuni pezzi del disco Oh Yeah), Jack "Brother" McDuff (dalla cui collaborazione scaturì il bellissimo disco "Kirk's Work") e Quincy Jones, lasciando sempre nelle esecuzioni un'impronta del suo stile atipico. Artista morto giovane (a soli 41 anni) ci ha lasciato numerosi dischi, molti dei quali eccellenti e irripetibili.

"Bright Moments" esce nel '74, quando ormai Kirk è maturo e ha già alle spalle grandi dischi (come definire altrimenti album come "Domino", "The Inflated Tear" o "Blacknuss"?). I pezzi sono tratti da un concerto nel giugno del '73, per questo spesso sono preceduti da una breve introduzione parlata.
Il disco si apre con una breve traccia introduttoria nella quale Kirk saluta il suo pubblico e presenta i componenti della banda. Già da subito si riconosce il tocco del musicista, attraverso l'utilizzo di suoni del "mondo esterno", tecnica resa famosa da Pierre Schaeffer e spesso utilizzata da Kirk. Il primo pezzo è "Pedal Up", un lungo pezzo al sassofono - con caratteristiche simili a un medley - di 11 minuti. Qui ritroviamo motivi conosciuti, tra i quali i più palesi sono "My Favorite Things" e nella parte finale "Per Elisa".
Il terzo pezzo è un rifacimento di un non troppo conosciuto pezzo jazz, "You'll Never Get to Heaven", dominato da un sassofono che alterna momenti di tristezza con momenti di allegria. La traccia seguente è una pausa tra un pezzo e un'altro, dove Kirk recita in modo aspro e duro "Clickety Clack", una sua sorta di poesia nella quale critica la società con occhio rivolto in particolare sul mondo della musica. Segue a ruota "Prelude to a kiss" di Duke Ellington, artista molto amato da Kirk e di cui spesso aveva interpretato i pezzi (tra gli altri merita speciale menzione il suo adattamento di "Creole Love Call" del disco "The Inflated Tear"). Questa versione è quasi irriconoscibile se confrontata con l'originale, della quale ha perso la grazia e l'eleganza tipiche ellingtonliane a favore di un suono più lento ma più possente, vivo e coinvolgente.

"Fly Town Nose Blues" è una composizione di Kirk allegra e veloce, in cui dominano il suono del flauto e il sintetizzatore. Numerose volte si può ascoltare uno dei vari "marchi di fabbrica" di Roland, ovvero il cantare mentre suona il flauto, in alcuni punti raggiungendo effetti esilaranti. Il pezzo inizia col flauto che tiene testa al sintetizzatore per poi passare (dopo qualche straordinario falsetto cantato attraverso il flauto) a una parte di pianoforte, riprendendo infine il tema iniziale e aggiungendovi variazioni. La traccia termina con una parte cantata da Kirk e con una breve alternanza climatica fra flauto e pianoforte (Ron Burton, ottimo come al solito).
Ma forse il pezzo più significativo dell'intero disco è "Bright Moments Song" - dal quale prende nome l'album - che ha un'apertura triste, con un flauto lento. Ma subito l'atmosfera cambia quando Kirk comincia a canticchiare portando il pezzo a una strana allegria malinconica, inaspettata quanto rinfrescante. Il pezzo è - a mio parere - una delle migliori composizioni di Kirk, ben scandito dal flauto e dal basso. Bellissima anche la parte centrale con un pianoforte che sembra giocare con il tema per alcuni minuti, ma che poi riesce a districarsi da una fitta ragnatela di note e a far riattaccare in maniera naturale quanto inaspettata il flauto. Il pezzo si evolve così naturalmente che al primo ascolto vola via, lasciandosi dietro una leggera maliconia.

La dolce atmosfera sognante di "Bright Moments" sparisce per fare posto alla traccia seguente, un'altra composizione di Kirk, dal titolo "Dem Red Beans and Rice". In questo pezzo veloce e ritmato è il sassofono a fare da padrone, portando una calda e ritmata atmosfera che fa tornare alla mente i tempi d'oro del jazz.
Gli ultimi pezzi del disco sono "If I Loved You", un'agile versione della famosissima "Jitterburg Waltz" di Fats Waller e un ultimo breve pezzo di Kirk, "Second Line Jump", che fa da coda al disco lasciando un po' di tristezza quando ci si rende conto che terminata quest'ultima traccia è terminato anche l'album.

In conclusione "Bright Moments" è un bellissimo disco di Kirk, forse rappresenta uno dei suoi vertici grazie alla proporzione e all'estrema varietà dei pezzi; infatti il disco contiene un'alternanza di pezzi allegri e tristi, senza che essi risultino mai pesanti o fuori luogo.

"Bright Moments is like seeing something that you ain't ever seen in your life and you don't have to see it but you know how it looks."

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