Rahul Dev Burman. Il Mito. Il Grande Artefice. O semplicemente: la Storia della Colonna Sonora "made in Bollywood". Stop. Punto. A capo.

Volendo esagerare con la sintesi, potrei anche interrompermi a questo punto. Ma almeno la prima frase andrebbe ampliata. E allora scriverei: "Rahul Dev Burman, Asha Bhosle, Lata Mangeshkar, Anand Bakshi, Kishore Kumar e gli altri nomi meritevoli della definizione di Leggende di Bollywood, seppur non tutti allo stesso titolo". E a quel punto sì, allora si potrebbe andare a capo. Ma col far tutti i nomi avrei esaurito lo spazio per questa recensione. E forse anche per la prossima.

Ma andiamo per gradi.

La prima domanda che ti rivolge chi guarda per la prima volta un film di Bollywood, e che magari era restio a guardarsi un film di Bollywood prima che tu lo convincessi in tutti i modi possibili a guardarsi un film di Bollywood, è:

"Ma perché, quei balletti...?".

Breve pausa. E arriva la seconda domanda - assieme alle successive: "E perché, se stanno parlando, d'un tratto cominciano a cantare? E perché capita che un uomo e una donna - per dire - si ritrovino in un campo di fiori o sulle montagne del Kashmir, se un attimo prima erano in salotto? E da dove arrivano tutti quei ballerini, e da dove spunta fuori quell'orchestra...?".

Il canto e il ballo non sono parentesi NEL film. Fanno parte DEL film. Vi basti sapere che pensare a un'India senza canto e senza ballo è come pensare a una partita di calcio senza pallone. Senza balletti il Cinema Hindi rinuncerebbe al suo scopo primario: far sognare. Il Cinema a Bollywood è melodia che si fa poesia, un sogno ad occhi aperti che si protrae ben oltre le due ore di durata. Una storia che si racconta con le note, con i gesti e con i dialoghi. E in questo sogno le note e i passi di danza hanno lo stesso peso delle parole.

Anzi: la verità è che pochi passi di Kathak "raccontano" più di tante battute. E che pochi hanno rappresentato l'AMORE sullo schermo, come l'hanno fatto a Bollywood.

Asha Bhosle è stata, negli anni, LA Cantante indiana per antonomasia. E non è un caso che l'arcinota "Brimful Of Asha" dei Cornershop reciti: "She's the one that keeps the DREAM alive". E' Colei che ha prestato la voce a centinaia e centinaia di canzoni interpretate in playback dalle attrici di scena. E' quella che sta "behind movie scenes": quella che sta DIETRO. Non compare mai, ma c'è sempre.

E dietro a questa storia ci sono (anche) Lei e suo marito R.D.Burman, il Cervello che ha partorito con sovrumana creatività un numero incalcolabile di temi strumentali e "love-songs" per altrettanti film (quanti...? Beh, vi assicuro che al solo scorrere il riepilogo della sua opera omnia si proverebbe un certo imbarazzo...).

Ah, a proposito... qualcuno si sta chiedendo QUANTE canzoni ha esattamente registrato Asha Bhosle...? Mi spiace, non saprei dirlo. Chiudete questa pagina e aprite il Guinness dei Primati.

E torniamo a noi.

"Shalimar" è un film del 1978, capitolo non trascurabile del Cinema d'Azione a Mumbai. Produzione altisonante, cast stellare. In realtà un fiasco commerciale, ai tempi, ma rivalutato POI - come meritava. Ma soprattutto, un commento sonoro che è un Capolavoro di Crossover e contaminazione disinvolta. Riassume tutto quello che Burman intendeva come "Colonna Sonora". Ma per intuire quanto fosse libera la sua idea in proposito, e penetrare davvero quell'Eden musicale che era l'India dei "seventies", provate ad ascoltare (per prima) "One Two Cha Cha Cha". Matrimonio fra cadenze indostane e ritmi latini, certo. E scusate se è poco. Ma non è tutto. La vera sorpresa arriva quando ti imbatti in un:

"That's the way, a-ha a-ha! I like it, a-ha a-ha!".

Gli anni sono quelli lì, del resto. E la febbre del sabato sera non trascinava in pista solo Tony Manero, ma anche la scafata gioventù indiana, tutta brillantina e giacche ultima moda. Mentre il Tema del Titolo, manna dal cielo per DJ di più generazioni, flirta con ricordi psichedelici e jazz orchestrale in un intruglio di percussioni, fiati e assoli di sax.

E se in "Countess Caper" si scopre il jazz cedere il passo alla tarantella, galeotta è stata solo la passione di Mr.RD per il Bel Paese e le suadenti armonie mediterranee - la cui eco si fa sentire anche nei pezzi in Hindi, a cominciare da "Aaina Wohi Rehta Hai"; non è Asha, ma la sorella Lata Mangeshkar a "prestar" la voce alla sensualissima Zeenat Aman per una struggente scena di flashback da far tener pronti i fazzoletti (musica come voce della memoria...? Sì.)

Passare con tutta la nonchalance del mondo dal funk americano di "Baby Let's Dance Together" all'India più tradizionale di "Naag Devta" non va considerato eccezionale, per gli standard di Burman - nel senso che l'eccezionale ERA il suo standard, e la sua apertura in fatto di MESCOLANZE gli permetteva questo ed altro. E trovare una o più melodie indimenticabili per quasi ogni film era la prassi ("Mera Pyar Shalimar" - lei sì, cantata da Asha - e "Hum Bewafa Hargiz Na Thay" rispondono alla definizione di "indimenticabili"...? Direi di sì...).

E quei due minuti e mezzo di "Tema Romantico"? Quella spagnoleggiante tromba solista che s'abbandona fra le braccia dell'orchestra in un bagno di sontuosa melodia? Forse il miglior Pino Donaggio sarebbe arrivato a tanto. Forse.

E nel frattempo l'orchestra non smette di suonare, anche dopo che la musica è finita...

...potere di Bollywood?

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