Dai che palle e cambia canale

Frase ripetuta dal sottoscritto ogni sera, quando da buona famiglia del sud si può iniziare a cenare. Ma no, niente. Non c'è verso. Quasi come se fosse una pillola da prendere durante i pasti pena ritorsioni salutari, 'Un posto al sole' va visto quotidianamente. Ed è cosi che, a discapito delle probabilmente piu importanti notizie del TG o un qualsiasi filmazzo da canale privato, la signora di casa Sandro Giacobbe costringe ad una visione quasi forzata un intera famiglia.

'Ma tanto io inizio a guardarla, poi mi stanco e cambio canale', dice da ben 10 anni l'artefice delle mie cene indigeste. Ma si vanifica tutto in un illusione, il programma a me quasi coetaneo sembra essere davvero inamovibile da questa povera televisione. Ed è così che tra un boccone di petto di pollo e una manciata di insalata, la voce irritante di Viola rischia di farmi strozzare. Prendo un po di pane, faccio la famosa 'scarpetta', alzo la testa e stavolta è l'ennesima performance recitativa da cani di Filippo a rischiare di farmi sboccare anche l'anima. Un inciucio di qui, una corna di qua, una sberla di la, e sullo sfondo di palazzo Palladino guardo nervosamente l'orologio, nella speranza la tortura abbia fine.

'Guarda la, secondo me questa a Nico gli mette le corna'. Ed è così che, dopo appena due puntate, il giovane attore piange lacrime disastrosamente finte dal suo migliore amico. 'Mamma ma come cazzo fai?', e la risposta è spesso fuorviante. Ma la verità è che, quando segui assiduamente lo stesso programma per anni, ti accorgi che alla fin fine succedono sempre le stesse cose. Ed è a quel punto che mi giro, guardo l'orologio, e realizzo che mancano ancora 5 minuti al termine del supplizio.

Ed è nel modo più stronzo possibile che termina ogni puntata. Come in un alchimia misteriosa, ciò che non avresti mai potuto immaginare accade. La trama ti coinvolge. Al punto che sei li, verso i minuti finali, con la testa rivolta verso lo schermo, per capire se Filippo è davvero o no il padre della bambina. Fai un rapido tira e molla televisione-orologio per verificare se il tempo rimanente possa svelare tale fondamentale informazione, e speri. Aprono la cartella medica, e appena prima la leggano senti la puttana della sigla finale, bestemmi in croato e menti a te stesso come uno spudorato: 'Vabè, ma in fondo, a me di un posto al sole ma che cazzo mi frega?!?'. E nel frattempo sbirci l'anteprima su google, così, mica perchè lo vuoi sapere davvero... Così, tanto per.

Nonostante il piacere della visione sia riservato davvero a pochi, sembra che quei 30 minuti e poco più passino davvero in fretta. Ed è tra una critica alla sceneggiatura ed un insulto a Guido che capisci che in fin dei conti non è importante cosa guardi, quanto con chi lo guardi. Perchè il tempo passa, ma Un Posto Al Sole sembra essere una delle poche cose che, oggi come 10 anni fa, riesce sempre a tenerci uniti, a tavola, come da tradizione.

Se Filippo non è il padre di Irene mi incazzo però.

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