Si tratta di una scelta random tra i titoli susseguitisi in quei magici diciotto giorni di Agosto fatti di pellicole in solitudine, d'ora in avanti qmdgdafdpis.

Un altro al mio posto (e non faccio nomi sotomayor) sarebbe già riuscito (da settimane) a recensirli tutti, visionarne altrettanti, diventare il presidente della Liguria e realizzare sculture di tabacco trinciato in tributo ai moai. Io per ora sono riuscito a commentare un paio di recensioni.

Ma il tempo lo sprechiamo per sapere chi siamo, o per cercare di nasconderlo. E la frase finisce senza punto interrogativo, perché non voglio la leggiate con quel tono da domanda scritta, improvvisato verso le ultime parole, che il punto interrogativo arriva a tradimento come una porta che si apre mentre ti fai la sega. Perché è una cosa seria.

No perché lo sanno tutti: capita che la vita la condividi con qualcuno, e dopo quarant'anni quel qualcuno si ammazza e tu ti rendi conto che non sai chi ti eri messo in casa. Perché capita che le persone ci mettano sessant'anni a rivelarsi per quello che sono, e perché capita che puoi essere anche un concentrato di canditi, ma se ti rovinano la vita per sempre anche il deserto diventa strada.

La vendetta di un uomo tranquillo è il debutto alla regia di Arévalo, già imbastito di mood noir per la parte ne La isla minima. E già qui non ci siamo, perché minimo-minimo a me pareva di assistere al terzo\quarto film di un regista di genere: questo tizio spagnolo (la Spagna dopo Tesis per me può fare quello che vuole) scrive e dirige questo dramma vivido mettendo l'uno accanto all'altro due personaggi che paiono dover rappresentare il bene e il male quando in realtà tutto sono fuorché l'olio e l'acqua: si mischiano, si amalgamano e non ci si capisce più un cazzo.

La fotografia secca, da camicia col pelo che spunta, rende ancora più arida la tensione a sorreggere una sceneggiatura impeccabile per il genere, e questa combo trasuda Spagna calda. Se c'è un qualcosa che fa impennare il giudizio sul film fino a scaraventargli addosso tutte le stellette che si merita cercando di fargli male, è proprio il suo ingresso a spintoni nel genere riuscendo a mantenere intatto il suo dna. Non c'è una sbavatura di nient'altro, non uno scivolone, non un'imprecisione che si perdonerebbe ad un ragazzo, che si perdonerebbe ad un debutto, che si perdonerebbe ad uno che ci prova. Invece lo stronzone ci sa fare, e sceglie un cuore distrutto che vuole liberarsi, sceglie un Antonio De La Torre (sì, quello che si scopava Carolina Bang nella ballata dell'odio eccetera) che di base ti rompe il culo; un Curro che per quanto venga presentato come cazzuto, si rivela ben presto così ingenuo a sperare che dopo anni di prigione possa tornare a ricostruirsi una vita. E tutto questo gioco di meccanismi narrativi che rende la trama simile ad un tunnel, fa de La vendetta di un uomo tranquillo, un filmone e basta. Un filmone che a dirti la trama non ti faccio un favore per niente.

Aaaah, qmdgdafdpis.

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