Lantana è uno psico dramma che parla dei rapporti di coppia tra uomo e donna mascherato da thriller. Parla  di amore e incomunicabilità. Di valori assoluti e di inadeguatezza nel farli  propri a causa della ‘solubilità’ dell’essere umano.
Quattro coppie vivono più o meno insieme, più o meno felici. Meno felici, decisamente meno.
Quattro coppie che si incroceranno, si sfioreranno, si scontreranno, si lasceranno o si ritroveranno.

In una Sidney grigia e ovattata, i personaggi di questo solido film corale si aggirano tristi e dolenti. Annaspano confusi in cerca di altro per poi accorgersi che ‘altro’ è un’illusione e incrina e inquina e può perfino distruggere per sempre ciò che hai.

Ottimi attori, ottimi dialoghi. Tratto da una pièce teatrale è dunque strutturato come un film corale, alla ‘Magnolia’, per intenderci, ma meno ambizioso e più essenziale.

Filosofia e psicologia filtrano e si insinuano costantemente tra le crepe della monotonia, quasi a decrittare l’odiosa, noiosa e grigia routine di tutti i giorni, salvo poi rendersi conto che senza di essa ci si ritrova ancora più spiazzati, incerti, malfermi.

Anche la regia, ferma e algida, ben si armonizza coi toni del film. Toni asciutti, cupi, dannatamente reali. Così reali che potrebbero annoiare …come la realtà, appunto.
Perchè il cinema è evasione, spettacolo è un sogno …eccetera. SI, ma non solo, per fortuna.
Per fortuna, almeno per me, che preferisco i film realistici piuttosto che quelli preconfezionati con facce di plastica, dialoghi ping-pong con Tizio che dice ‘A’ e Caio che risponde ‘B’ e già sai che qualcuno dirà ‘C’ e si arriverà alla zeta come in una demente filastrocca.

Preferisco un finale coerente piuttosto che un happy ending a tutti i costi.

“Molte coppie restano insieme per amore, passione, abitudine, rispetto. A noi quello che ci teneva insieme era il dolore”.

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