Un caso di assassinio che appare chiaro fin dall’inizio, ed un incarico da babysitter per una sorta di Hemingway senza talento; due situazioni molto diverse in cui viene a trovarsi Marlowe, con in comune solo un luogo, Idle Valley, posto per ricconi sfondati.
Con il procedere del racconto le due situazioni si intrecciano, e prima che l’anello si chiuda c’è spazio per tanta malinconia, desolazione, affollate solitudini, noia per ricchi, morte, gangster&poliziotti duri e crudi, rapporti di coppia in tutta la loro tristezza, il tutto condito dalle solite memorabili battute caustiche di Marlowe.
A rubare la scena all’intreccio poliziesco, comunque ben congegnato, è l’umana deprimenteZZA (... perdono maestra P.! perdono!) che trasuda in primo piano come grasso tra gli ingranaggi: tutto è svuotato di valore dalle bassezze umane, e matrimoni, giustizia, legge appaiono niente altro che ipocriti paraventi per far sentire il meno possibile la puzza di merda.
Non è solo forma, non è solo lo scenario d’”obbligo” da fornire alle imprese di un detective duro e distaccato, è una desolazione crepuscolare che ha una certa forza. Poi Marlowe in questo caso è parecchio “sentimentale”, più del solito, e quel po’ di terra sotto i piedi, a pochi centimetri dalla merda, è fornita al lettore proprio dal suo (del detective) rimanere stoicamente fedele ai pochi valori che ha, nonostante tutto e tutti.
Ma è un’illusione anche questa, quel “sentimentale” qua sopra esiste solo in questo genere di libri. Altrove un uomo senza cartellino del prezzo, che continua ad esserlo ostinatamente oltre un certo limite, non diventa “sentimentale”, passa subito per uno che fa rima con Orione.
Giusto così, chissà perché gli umani si ostinano a cercare certezze in valori ed istituzioni che loro stessi hanno creato, e che credono invece assoluti; dovrebbero piuttosto accettare di doversi muovere in un magma di incertezza infinita.
Flame, Flame, frena i buoi, è solo un libro di Chandler, mica un trattato di filosofia, è il caso che ti metta a fare riflessioni sui massimi sistemi? Per iscritto poi, che non potresti neanche permettertelo.
Hai ragione Onofrio, come sempre.
I dialoghi, le riflessioni di Marlowe e lo stile di scrittura sono per me il meglio di cui godere nei romanzi di Chandler; ma qua c’è di più, c’è quella forza descrittiva di un'umanità deprimente, a cui toglie la scena solo per un breve attimo un miraggio di luce: una bionda da sogno, con capelli oro e occhi come il mare, ma che poi diventa buia come la notte.
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