Raymond Queneau era una persona normale.

E le persone normali sono il vero surrealismo della forma. Perchè le vite delle persone normali sono veramente surreali. Non sanno cosa potrà capitargli, perchè, percome, e quando. A Zazie capita nel 1959. La portano a Parigi. E li si scontra con la surrealtà della realtà. Caricature umane di caratura superiore. E a lei tutto questo annoia. 

Per lei sono i sogni ad avere più importanza su tutto. Ma tutto è ciò che si sovrappone tra lei ed i sogni. I suoi sogni corrono sottoterra. La metropolitana. 

Il mondo di "oggi" che lei incarna quando apre la bocca, quando scappa, quando è sè stessa, è il mondo in cui lei non vuol stare. E il modo d'essere giovane di Zazie di cui si lamentano le adulte caricature surreali è più arcaico del loro. S'intreccia. E' quasi un controsenso. Ma è surrealismo

Gli zii sono zie, le zie madri dolci, i pappagalli più saccenti dei loro padroni estremamente saccenti, il quartiere si stringe attorno agli umani. La grande città che un tempo deumanizzava ora nasconde tracce di umana compresione. C'è del bello e del disagio, ed è tutto di Zazie, non capisce perchè, sciopero un c..., se non potrà avere il metrò, avrà i blùcinz. E i flìc col fischietto sono i cattivi. Lo sappiamo, li vediamo tutti i dì.

E' un mondo che a me ricorda i film di Tatì, è un mondo semplice complicato dalla surrealtà di chi lo vive.

E' un mondo normale, normale come Queneau.

E mi fa stare bene.

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