Non mi andavano tanto a genio i Razorlight all'inizio, anzi, sono onesto nel dire che mi stavano addirittura un po' antipatici. Li consideravo troppo piatti, senza sapore, "bravi" a comporre canzoncine pop senza reale mordente e convinzione, quasi solo per vendere. Composizioni come "America", "Before I Fall To Pieces", "I Can't Stop This Feeling I've Got" non avevano messo in buona luce la band ai miei occhi (tranne poche canzoni apprezzabili come "In The Morning", "Wire To Wire", "Hold On"). Certo gli album "Razorlight" e "Slipway Fires" mi avevano dato ragione nella mie considerazioni sulla band capitanata da Johnny Borrell, carismatica e spocchiosa versione light di Pete Doherty (tra i due rapporto di eterno odio): album mediocri con pochi buoni spunti.

Eppure non avendo mai ascoltato il primo album, decisi di provare a dare un leggero e senza pretese ascolto al primo disco del gruppo anglo-svedese: fu una rivelazione. Il CD in questione, "Up All Night" si rivela come un buon album, per non dire buonissimo che ai tanti qui forse parrebbe esagerato. Un rock-pop deciso ed energico che senza alcun tecnicismo all'avanguardia si dimostra facilmente ascoltabile ed accessibile a tutti, sia a chi è abituato al pop-pattume sia a chi ha spesso nelle orecchie rock più duro (AC/DC, Led Zeppelin ecc; senza ovviamente voler chiamare in causa il sacro). Johnny Borrell (famosa la sua relazione con la stupenda Kirsten Dunst, per intenderci, Mary-Jane di Spiderman) non è stato mai ben visto dalla critica, troppo arrogante, borioso ed antipatico (sua famosa citazione "Come song-writer sono meglio di Bob Dylan"), ma in questo album, e in ogni caso anche con i due lavori successivi, si dimostra un abile paroliere, oltre che discreto musicista ed assemblatore delle varie melodie, tanto che la sua presunzione di essere un nuovo leader del rock inglese può essere in parte giustificata.

Questo album mi ha sorpreso davvero molto, produzione curatissima, e davvero ben suonato, dove il basso e la batteria (formidabile il batterista Andy Burrows) non sono mai scontati. "Leave Me Alone" apre il disco con quell'inizio di pianoforte e poi la chitarra distorta a lanciare la prima traccia davvero godibile che è seguita da "Rock'n'Roll Lies", voce graffiata e rude e grande parte di batteria. "Vice" ricalca le prime due traccie mantenendo un'identità finora molto rock'n'roll del disco per cedere poi l'ascolto alla title-track "Up All Night", a mio parere la migliore dell'album, rilassata, tranquilla, accompagnata dal battere incessante della batteria e dalla voce sconsolata e malinconica di Borrell.

Con "Wich Way Is Out" ripercorriamo le stesse sonorità delle prime tracce, non togliendo nulla a quanto di buono è finora stato fatto, mentre il singolone trascinatore "Rip It Up" ha tutto quello che si chiede a una hit indie rock odierna: ritmo sconvolgente, energia ed incredibilmente dancefloor, per due minuti e mezzo di puro pop-rock senza pretese ed orecchiabile che passano in un baleno. Con "Don't Look Back To Dalston" e "Golden Touch" ripercorriamo le medesime sonorità riscontrate nella prima parte del disco, per poi giungere al piccolo capolavoro del disco "Stumble And Fall", brano davvero davvero apprezzabile. Il disco si conclude con l'anonima "Get It Go", le energiche "In The City" e "To The Sea" (gigantesca la voce di Borrell in quest'ultima canzone) e la più rilassata e mogia "Fall Fall Fall".

In conclusione un album particolarmente apprezzabile, che nella sua semplicità si differenzia da tanti altri primi album delle rock band inglesi d'oggigiorno. Testi belli, assoli di chitarra sorprendenti e voce graffiata ma spaventosamente ipnotica e trascinante. Peccato che la band si sia rovinata con il secondo album (a cui la sufficienza comunque arriva) e con il terzo (hanno voluto fare gli sperimentali ma hanno solo prodotto un album vuoto senza canzoni guida all'interno).

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