La metafora del buon giocatore e del fuoriclasse.

L’idea che ricavai tre anni fa dall’ascolto di “Atlas” era quella di un disco con buoni spunti, ma a cui mancasse il guizzo, lo scatto in più in vista degli ultimi metri verso il traguardo.

Oggi nel 2017 i Real Estate tornano in gioco, perdendo però nel tragitto una carta importante per il loro songwriting quale quella di Matt Mondanile, ormai dedito a tempo pieno al suo progetto Ducktails.
“In Mind” (Domino) nonostante la dipartita e l’ingresso in formazione del nuovo chitarrista Julian Lynch e qualche timida divagazione sul tema (la presentazione pianistica della finale “Saturday” e la coda elettrica di “Two Arrows”) vede il timone della nave guidata da Martin Courtney seguire ancora con decisione la rotta jangle-pop placida e gentile tiepidamente primaverile e che i fan dei quattro ormai conoscono.

Un disco quindi che suona come ci si aspetterebbe, senza uscire dalla sua comfort-zone e che vede i suoi squilli migliori nelle fresche melodie di “White Light” e “After the Moon”, con la prima già pronta per le playlist di fine anno, ma che complessivamente paga un po’ l’ascolto intero.

Niente rabone, elastici e doppi passi da provocare standing ovation dell’intero stadio e niente coreografie da urlo, ma potreste comunque rimanere appagati se Mac De Marco fa parte della vostra lista, cercate dolci carezze sul volto e siete pazienti da arrivare ai titoli di coda.



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