City Lights. Una commedia romantica in pantomima.

Considerato da molti come l'apice della carriera artistica di Chaplin (regista nella cui filmografia solo quattro o cinque lavori non sono capolavori assoluti), "City Lights" è indubbiamente uno dei più grandi film della storia del cinema. Nessuno riuscirà a ripetere allo stesso livello lirico quella mediazione tra comico e drammatico che caratterizza questo diamante della cinematografia mondiale.

E la colonna sonora (curata e composta da Chaplin stesso) fa da sfondo ideale alle vicende del Vagabondo.

"Riderete da ragazzi, piangerete da adulti".

Le musiche della soundtrack sono perle di rara bellezza. La breve overture iniziale può essere considerata quasi come una piccola sintesi del contenuto emozionale del film: dall'attacco spensierato alla malinconia del tema, fino alla "mondana" conclusione che ci fa già intuire come queste, così chiamate, "luci della città" altro non sono che una maschera di ipocrisia...
"Unveiling The Statue", con quel suo ossessivo tema dei violini, molto barocco, fa da sfondo alla concitata scena iniziale, nella quale Charlot, sorpreso addormentato sulla statua durante l'inaugurazione del monumento, cerca di fuggire cadendo però in un crescendo di comici "contrattempi"... Da notare come nella scena la voce delle personalità importanti è resa grottesca con l'uso di una trombetta che si zittisce solo in occasione dell'esecuzione dell'inno (il buon Charles sapeva comunicare concetti "pesanti" anche attraverso scene comiche.... un pò in tutto il film viene mostrata una società basata su una rigida divisione in caste sociali, dove nessuno concede nulla a chi è suo inferiore).
"La Violetera" accompagna il suo primo incontro con la fioraia cieca (reso splendidamente nel film e in maniera più intensa successivamente in questo stesso prezioso dischetto), che, per una coincidenza, lo crede un ricco gentiluomo.

"Domani gli uccellini canteranno. . .
Su affronti la vita!"
"No! Voglio farla finita!"

Con l'incontro fortuito del milionario aspirante suicida e il suo "salvataggio", sembrano prospettarsi finalmente "luci cittadine" sul povero Vagabondo. Ma la loro è una natura perversa.

"Sono guarito: sarai mio amico per tutta la vita!"

Anche qui si tratta di brani bellissimi, ho apprezzato in modo particolare "At The Millionaire's Home", stupendo colorato com'è con quella sublime tonalità malinconica che caratterizza un pò tutti i film di Chaplin.
Intanto il Vagabondo si adopera per aiutare la fioraia cieca, contando anche sull'aiuto del facoltoso amico. Peccato che, passata la sbornia, questi si dimentichi del povero Charlot, cacciandolo via in malo modo. Questi, d'altra parte, non si perde certo d'animo: inizia così a fare piccoli lavori per cercare il denaro da donare alla fioraia. È incalcolabile la generosità d'animo, la portata di cuore, di questo piccolo grande personaggio.
Lei, però, seppur cieca, riesce a vederla:

"...e poi mi ha portato a casa con la sua macchina.>"
"Deve essere ricco. "
"Sì ma. . . è più che quello.
".

"The Boxing Match" fa da sfondo a una delle sequenze più comiche di sempre.

Ancora oggi, nel nuovo millennio, si rimane sbalorditi davanti al talento di questo grande attore. Non ci sono parole: da vedere. La musica riprende il tema movimentato di "Unveiling The Statue". "The Burglars" fa da sfondo alla più somma delle ingiustizie: il Vagabondo viene ingiustamente arrestato per un furto che non ha commesso. Intanto però è riuscito a dare alla fioraia ben mille dollari per curarsi gli occhi e pagare l'affitto. D'altronde in un mondo così ipocrita solo una fioraia cieca è capace di vedere la nobiltà interiore di un altro essere umano.
E l'ossimoro è pienamente voluto.

Alla fine esce dal carcere. E reincontra la fioraia che, nel frattempo, è riuscita a curarsi e, con i restanti soldi, si è aperta addirittura un negozio. Col cuore colmo di speranza di reincontrare questo gentiluomo ricco e generoso e, finalmente, vederlo.
Lui la guarda... e rimane senza parole. Immobile davanti a lei. E parte la musica. "Reunited". Meraviglioso. Le sorride. In mano ha solo un fiorellino malconcio appena raccolto da terra. Lei lo schernisce con le amiche.

"Ho fatto una conquista!"

Gli dice di entrare ma lui fa per fuggire. Lei riesce a fermarlo, gli porge un fiore e gli mette in mano una moneta.
La musica si blocca in questo attimo. Ha già sentito il calore di quella mano. Lei quell'uomo lo conosce. Lo ha già "sentito".
La musica riprende. E ferma quell'attimo. Ferma il nostro tempo interno, in sintonia con il loro. Tinge il bianco e il nero nel colore più vivace: il colore proprio dello spirito. Aggiunge un'altra dimensione all'orizzonte interiore dei due personaggi. Ecco la funzione sovrana che ha la colonna sonora nel film di Chaplin. Ecco perchè questi considerava addirittura dannoso il parlato in sonoro.

Ma solo il più grande regista mai apparso sulla faccia della terra poteva raggiungere un tale risultato.

"Lei?"
"Sì proprio io!
Ci vede adesso, eh?
"
"Sì ci vedo adesso.
"

Il finale è ambiguo. Personalmente propendo per il lieto fine. Lo sguardo di lei e il, sempre di lei, posare la mano di lui sul suo petto sono eloquenti in questo senso. A ogni modo è indescrivibile.

Dice il poeta: "Occorre un forte sentire per far risentire". (Niccolò Paganini)

Per essere riuscito a comunicare una tale pienezza di mondo, Charlie Spencer Chaplin deve essere considerato come uno dei più grandi poeti mai plasmati dalla natura umana.
Chaplin non è morto. Vive ancora: è in quell'istante, in quell'attimo conclusivo di City Lights, in quel sentimento di malinconia, o meglio: di malinconica gioia di vivere, destinata a rimanere tale. Per sempre.

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