Metal… DeathMetal. Glitch. Techno. Cybergrind. Industrial. Noise. Breakcore. 8bit-Chiptunes. Electro. Avanguardismo. Speed Metal. Speedcore. IDM. Breakcore. Experimental. Ambient. Breakbeat. Dubstep. Acid… che ne pensi PhilAnselmo93?

Ahaha, askolti metal e techno insieme, ahahah truzzo di merda!! Stay Power!

No! Non si tratta della lista dei miei generi preferiti, tantomeno quelli da aggiungere al DeB, le catalogazioni si sa, lasciano il tempo che trovano, ma è altresì doveroso annoverarle su una release di cotanta portata: stiamo parlando soltanto di alcuni degli innumerevoli generi e sonorità che trovano spazio su questo incredibile e travolgente platter, lavoro di un ecletticità e follia a tratti seriamente imbarazzante.

In ke senso? Di imbarazzante konosko solo la musika senza kitarre, ne batterie, ne basso. Siamo fatti di metallo NOI.

Non ti aspettare questo caro PhilAnselmo93, qui si parla d’altro. La sua proposta, è contorta e complicata almeno quanto pronunciarne il nome, e Vverevvolf Grevh, al secolo Michael Dappen “Dapose”, questo lo sa bene, in quanto a creatività e illeggibilità, il talentuoso chitarrista-tastierista-polistrumentista americano non è secondo a nessuno, e ne fornisce ampia dimostrazione su questo full lenght, dove sembra quasi volersi prendere gioco dell’ascoltatore, o meglio, dal metallaro medio, spiazzato da cotanti eccessi.

Ok! Ma ke kos’è ke fa in pratika ’sto vverevvolfff? Metallo? Damme er’ metallo, Stay Metal!

Presto detto: Dapose decide di voler scrivere un disco metal che non assomigli a nulla di ciò che esiste nel panorama musicale odierno (sue testuali parole). E ci riesce decisamente, cazzo se ci riesce!

Non kapisko… il metal?

Probabile, qualche lettore metal&death&grind&black addicted, come questo ragazzino che mi sta tempestando di domande (basta Phil!) fiondatosi eccitato sulla pagina dopo aver letto la parola “Metal”, o per la tizia in copertina, aspettandosi che parlassi di qualche biondo capellone, draghi, guerrieri, tombe, dame pallide, sarà rimasto profondamente deluso, e forse non saprà nemmeno di chi e cosa stia parlando, troppo impegnati a repeattarsi per la 666esima volta burzum e metallica, ma non c’è alcun problema, caro metallaro che leggi, Yosif corre in tuo aiuto!
Allora immaginate una sala d’incisione, dove siano presenti: i Meshuggah alla chitarra con controtempi e tecnicismi vari, Aphex Twin impazzito al Pro Tools, Venetian Snares a programmare gli snare-rush pazzeschi, Ebola a curare i glitch più assurdi, una voce potente al mic, Amon Tobin su multitraccia ed effettistica, Atrium Carceri a curare le parti ambient, i Daft Punk sulle Roland TB 303 e 808, e perché no, il vostro cuginetto di 5 anni che smanetta sulla Casio giocattolo, con accanto il brufoloso fratellone nerd impegnato a crackare i keygen per qualche gdr con le musichette paradox sotto. E perché fermarsi qui? Mettiamoci persino l’ombra di certi accostamenti e genialità del divino Miles Davis fusion più aperto, il muro sonoro feedbackoso dei My Bloody Valentine, i blastbeat dei gruppi brutal più corrosi, buttiamo sul pentolone anche certe sperimentazioni di Stockhausen e Matthew Herbert. Ok, non scomodo miti per nulla, non esagero e non sono pazzo (o almeno credo, dovrei farmi qualche punto di domanda a seguito di tale ascolto), e come direbbe la tettona della prova del cuoco, prendete nota, frullate tutto insieme, cucinate e fate cuocere. Potete immaginare cosa ne uscirebbe fuori?!

Mmm, sinceramente non so… Black Album? Paranoid?? Number Of The Beast???

No Ansè. Di certo non la solita roba stereotipata cioèveramentetroppotrue, elfi, vichinghi ecc., e di contro nemmeno le proposte (valide) ma diciamocelo, fondamentalmente chiuse, di certa idm.

capito… ma adesso me dai er metallo???

Calma, ti do “Zombie Aesthetics” [Relapse - 2008]

Se ingenuamente dal titolo si potrebbe pensare all’ennesima nostalgica band psychobilly, ben altro è lo scenario che ci attende: uno scomposto e claustrofobico massacro sonoro di angoscia, genio, pazzia, crudeltà, componimento al massimo della deviazione mentale, dove persino una scatarrata puo trasformarsi in un sample da decimare e sviscerare.

Sì ma er metallo? Gli assoli? Ozzy? Satana? Damme er trac bai trac! Damme le tombe da sconsacrà!

Uè Phil, sta zitto un po’. Le 11 tracce sarebbe inutile zommarle nello specifico, il disco bisogna ascoltarlo tutto d’un fiato, ma è lecito dare un’idea di a cosa si va incontro.

Potrei adesempio parlarvi dell’effettistica esagerata, le drum machine simil-uzi, e gli intermezzi malati di "Emancipation Of Dissonance", (un titolo un programma), dove trovano spazio persino riff virtuosi che non sfigurerebbero in un "None” di Kidman & soci! Potrei citarvi gli arpeggi tranceggianti che passano sull’aggressiva “Eureka Ghost”, insieme a tanti lowfrecuencyssimi sub 808, riff ossessivi, suonetti da nintendo, harsh filtrati e beat da manicomio che si alternano in una soluzione di continuità assurdamente riuscita. E perchè non menzionare la splendida accoppiata drumming-riffing di “Year Zero”, o i delay-distorsioni-dissonanze e le linee vocali alla Schuldiner, totalmente fuori da qualsiasi soglia di lesione cerebrale su "Audio Processor"? La complessità disarmante e i continui cambi di scenario di episodi come "Voodoo Phantom, e "Psychotronic", dove si vanno a toccare addirittura improbabili citazioni tarantiniane Pulp (!), Gabber (!!), Downtempo (!!!). E poco importa se spesso e volentieri in tempi elevatissimi girino insieme un growl, una saw reverberata alla Infected Mushroom, un breakbeat o che altro; se il risultato al solo leggere parrebbe improponibile e confusionario, Dapose ci smentisce prontamente con “Thinking And Feeling”, dove certe atmosfere plumbee e decadenti vanno ad incontrare la roba dub della Planet Mu, i suonacci 8bit alla Orion e i vocali alla Death. Tutto così dannatamente riuscito, inutile ripetersi.

‘Mazza, fighi i Death, spakkano.

Aspetta caro, la lobotomizzazione sonora ce la riserva la titletrack “Zombie Aesthetics”, ascoltala e vedi come te li dimentichi i Death, è uno spettacolare tappeto 100% glitch, con qualcosa come 1000 samples e noises, che rispecchia al meglio le intenzioni malate del platter, 7 minuti che farebbero insinuare a chiunque vi si imbatta, che il posto giusto per Dappen, sia più qualche clinica di riabilitazione mentale, piuttosto che la sala di registrazione a smanettare tra chitarre, synth e drum macchine. (e pensare che a vederlo impegnato tra quest’ultimi parrebbe una personcina così a modo)!

Synth, sperimentazione, glitch… non capisko, voglio assoli di kitarra e riff ultratecnici! Voglio… METAL!

Accolto molto bene dalla critica, tornando seri, mi sento di sconsigliarlo ai metallari “terminali” come l’amico PhilAnselmo93. È consigliabile invece alle menti aperte, e per fortuna, direi, ce ne sono, di chiunque voglia provare un’esperienza che esca da qualsiasi tipo di canone prefisso, e che esca anche da qualsiasi tipo di avanguardia, e che esca anche da qualsiasi tipo di sperimentazione, e che esca anche da qualsiasi tipo di catalogazione, e che… pochi cazzi, troppo avanti. Se siete arrivati fin qui, (e credetemi, ce ne sarebbero ancora di righe da riempire), e reggete certe robe estreme che aspettate?! Fatelo vostro! Come dite? Drumcorps? The Berzerker? il Cybergrind? Nulla a che fare: se da un lato possono sì risultare simili come generi e concezione, dall’altro finiscono per annullarsi completamente, vista la proposta concreta, ricca e singolare di Dappen, e quella sterile, monotematica e sconclusionata (con le dovute eccezioni), di quest’ultimi. Senza dimenticare che su Zombie Aesthetics NON esiste un genere per identificarlo, forse solo un aggettivo, quello sì: insano.

Dicevamo? Davis? Bitches Brew? Impossibile ed irrispettoso verso il leggendario trombettista affiancarli, ma l’intenzione è la stessa che Mr. Miglia & soci ebbero quel 19 agosto del ‘69, cambiano i tempi, cambiano i suoni, cambia il colore della pelle, qualche droga, qualche neurone. Il risultato è lo stesso. Geniale.

E ki è ‘sto Miles Davis? in ke band suona? Fa Metal?? Spakka???

Lascia stare, e torna ad ascoltare Burzum.

Stay VVerevvolf!

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