Tetre ma sognanti le atmosfere che i Folkearth evocano, abilmente mescolate nel calderone del folk-metal con parti vocali maschili cupe che si alternano a vocalizzi femminili di scuola gothic. Il tutto proveniente dalla Lituania grazie al cantante Ruslanas che diede forma al progetto nel 2003.

Curiosa la line-up della band... anche se orchestra sarebbe il termine più adatto: una trentina i componenti, provenienti da 13 nazioni, tra le quali l'Italia con 3 elementi (sembra che si stia a parlare dell'Inter).

L'invocazione a Zeus ("Hymn To Zeus") introduce "Brave Than Heroes (The Battle Of Plataea)" e si palesa subito la mitologia sprigionata dalle canzoni dei Folkearth, dove gli spunti metal vengono però ben innescati per trascendere in un viking-style ben costruito e mai ripetitivo.

La terza "Guardian Of The Bridge" e "The Fall Of Atlantis" si estraniano dalle altre già dall'inizio grazie ad un ritmo molto più veloce ed alle parti vocali in growl death metal; forse la prima è la canzone che più ricorda il genere dei Folkearth un tempo, quando dovevano ancora spostarsi sui lidi folk-metal e proponevano uno stile più consono a canoni black.

Convincente l'assemblaggio di strumenti quali violino, organo e contrabbasso che ricreano un'atmosfera medievale a tratti fiabesca, ingredienti conditi poi da molti riferimenti alla mitologia celtica e greca.

Molto cupo il suono delle chitarre, che fa da sottofondo alle varie "peripezie flautistiche" ad esempio in "Terror From The Sea", mentre la title-track offre uno straziante lamento di fisarmonica che lascia spazio ai fiati, accompagnati da dolci chitarre acustiche.

Un buon disco (il terzo del 2008) per i Folkearth che accorciano pure la durata delle tracce che dunque risultano più assimilabili e si perdono meno in virtuosismi rispetto agli album precedenti.

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