Arriva dall' America questa serie televisiva, e naturalmente ci dicono abbia ottenuto riconoscimenti, premi, ovazioni, successo di pubblico. Sto parlando di "Numb3rs", serial prodotto dai fratelli Scott (Ridley e Tony) e trasmesso dalla Rai.

Sigla: « Tutti noi ogni giorno usiamo la matematica: per prevedere il tempo, per dire l'ora, per contare il denaro. Usiamo la matematica anche per analizzare i crimini, comprendere gli schemi, prevedere i comportamenti. Usando i numeri, possiamo svelare i più grandi misteri della vita. »

Bè, mi dico, sembrerebbe interessante, l'idea non mi sembra riciclata. Ne guardo un paio di puntate, complice l'apatia che mi attanaglia nei pomeriggi diabolicamente caldi di questo agosto interminabile.

Gli episodi sono incentrati attorno alla vita di Don Eppes (agente dell'FBI) e del fratello Charlie (matematico), il primo con un approccio più pratico, il secondo con una visione aritmetica ed intellettuale nei riguardi dei vari casi che affrontano; sì potrebbe andare, ma...già dopo i primi 5 minuti si capisce che c'è un ma. E questo "MA" si ingrandisce, e mi preannuncia la disfatta alla quale in realtà sto già assistendo e cioè...che non sta proprio in piedi questo telefilm.

Si vede come la matematica appaia incastrata faticosamente nelle varie scene, di come in molti casi sia più un rallentamento del ritmo che non quella sferzata di novità che secondo gli autori dovrebbe invece dare, e si nota benissimo come sia molto improbabile che traducendo in formule spostamenti di criminali, coordinate delle città e persino sogni si possa giungere ogni volta a qualcosa di concreto.

Si va così avanti di forzatura in forzatura, con il giovane matematico pallido sempre davanti all'immensa lavagna sia al lavoro che a casa, e con tutti gli stereotipi del caso: il padre che gioca a scacchi da campione, la fidanzata (o presunta tale) del protagonista laureanda in matematica, gli "sbirri" del distretto che capiscono al volo qualsiasi diagramma di flusso o calcolo integrale incomprensibile per buona parte dell'umanità. E questo è un altro punto dolente: sono doverose le spiegazioni delle intuizioni logico-aritmetiche di Charlie (perlomeno per il 99% del pubblico) ma alla lunga stufano e sono un ostacolo alla prosecuzione dell'episodio.

Aggiungiamoci che la squadra della quale si raccontano le gesta è composta da baldi agenti con fisico da wrestler, da super-fighe sempre "in tiro" o piacenti signore di mezza età, come ci ha abituati "C.S.I." (New York, Miami, Trebaseleghe, è lo stesso: l'equipe è composta sempre da splendidi tutori dell'ordine, brillanti e alla moda); ed anche se non siamo a livello di fantascienza come in "E.R.", i colpi di genio per risolvere i dilemmi piovono sempre da dettagli insignificanti, che poi sviluppati con una banale equazione differenziale delle derivate parziali applicata alla crittologia, dà magicamente la soluzione del caso.

E più che fastidio, fa quasi pena vedere come ci sono pure 2-3 attori decenti, a livello fotografico e scenografico non è neanche male, i casi da risolvere sono particolari, però non bastano questi ingredienti per avvincere; e alla fine...bè l'assassino viene scoperto, ma se ai tempi dei "Chips" o "Stursky & Hutch" la domanda era se la Polizia riusciva a catturare il bandito, ai giorni nostri (e dopo migliaia di polizieschi) la domanda è COME.

E qui purtroppo il "come" fa acqua da tutte le parti.

Carico i commenti... con calma