"Ed io...io sono l' Africa, io sono un cielo dai voli liberi, tempesta di mare e dopo nave che non torna più..."

Ecco cos'è l'Africa per noi occidentali. Questa (bellissima) canzone di Ivano Fossati e Oscar Prudente ci fa, involontariamente, capire qual'è la nostra visione di questo continente, il nostro concetto. L'Africa è un insieme di paesaggi bellissimi, cartoline esotiche. Sì la povertà, sì i morti, ah sì le guerre? Ci penso raramente... eh no della Somalia qualcosa so, poi c'è l'Egitto, i faraoni, come no!, i mondiali di calcio, Waka Waka, già la povertà, che piaga...eh però il panorama!

No, l'Africa non è solo questo. Prima di tutto noi occidentali dobbiamo (non dovremmo, dobbiamo) toglierci dalla testa questa generalizzazione quando si parla di questo continente.: l'Africa è così, l'Africa fa questo, in Africa c'è quest'altro. L'Africa è un continente, ma noi lo concepiamo come un unico grande stato. Quanti di noi si sono mai soffermati a pensare alle differenze culturali e storiche fra, che so, la Namibia e il Sudan? Ma no, lì sono poveri, i bambini hanno il kwashiorkor, l'aids...sarà uguale!  L'Africa è intrisa di cultura, di tradizioni contrastanti, di faide e di alleanze, di storia, di storie diverse. Magari simili, in certi casi, ma comunque diverse. Talmente è frammentata e complicata la sua storia (come, guardate un po'...l'Europa!) che ci sono differenze abissali anche all'interno dello stesso stato. Colpa dei nostri antenati, che si misero intorno a un tavolo con matita e righello e disegnarono i confini degli stati africani. Questo comportò morti e scontri, alcuni molto famosi, come per esempio i genocidi in Rwanda fra Hutu e Tutsi. Altro caso famoso è anche quello della guerra fra Nigeria e Biafra, a cavallo fra gli anni '60 e '70.  "Metà Di Un Sole Giallo" (Einaudi, Torino, 2008 & 2010) tratta proprio di questa lotta intestina che comportò la morte di più di un milione di persone. Non è un trattato, non è un libro storico, è un romanzo, un romanzo che ruota intorno alla storia di cinque personaggi principali: Ugwu, giovane e fedele servo di Odenigbo, un idealista professore universitario di Nsukka, la sua bellissima donna Olanna, la gemella di lei Kainene e il suo uomo Richard, un bianco, inglese di nascita ma nigeriano (e poi biafrano) di adozione.

Il racconto si divide in due grandi momenti: prima e durante la guerra civile. Nel "prima" viene ritratta la vita della parte più progressista della società nigeriana. Nella città universitaria di Nsukka (dove tra l'altro anche Chimamanda Adichie ha studiato) Odenigbo ospita nella sua casa una specie di circolo letterario; la sera lui, i suoi colleghi e i suoi amici, si ritrovano a parlare e discutere di tematiche sociali e politiche. Grazie a questi incontri si intuisce il carattere quasi "rivoluzionario" di Odenigbo, che arriva a mandare a scuola anche il suo servo Ugwu, dimostrando una notevole maturità mentale. La Adichie descrive con abilità gli intrecci fra i protagonisti, gli amori, i tradimenti, e la Nigeria è lì, a far da sfondo. All'improvviso, questo idilliaco equilibrio si rompe quando, in seguito a degli scontri fra l'etnia igbo (cui i protagonisti appartengono) e l'etnia musulmana degli hausa (a cui va aggiunta, per completare il quadro delle popolazioni nigeriane, anche l'etnia yoruba), gli igbo decidono di proclamarsi stato indipendente, con il nome di Biafra. Scoppia la guerra civile. La situazione precipita, anche i privilegiati come Olanna e Odenigbo sono costretti a fuggire e a vivere con poco. E intanto il conflitto, e le frizioni private, avvelenano l'aria e i rapporti interpersonali. Il Biafra, combatte, resiste, Odenigbo, pur non arruolandosi, si schiera al cento per cento dalla parte del nuovo stato, assorbito, come tutti, dalla causa per la libertà. Ed ecco che con impressionante semplicità la Adichie cambia registro, cambia modo di scrivere (il ritmo è più veloce, i capitoli più brevi, proprio perchè la storia è più concitata) e descrive gli eventi con l'efficacia che solo chi parla del proprio paese può avere. Ella, nata nel 1977, non ha vissuto in prima persona la guerra, ma l'hanno fatto i suoi parenti, e possiamo quindi star sicuri di leggere di situazioni verosimili se non, come io personalmente penso, in parte accadute.

Per chiudere, "Metà Di Un Sole Giallo" è una storia dalle mille sfaccettature, dai mille punti di vista. La tragedia del romanzo storico mischiata con abilità alle vicende personali, a questi personaggi dei quali non si può far a meno di innamorarsi, alla loro vita e come essa drasticamente muti. Potrebbe essere per voi, come lo sarà e lo è per me, un buon inizio per conoscere un po' meglio la Nigeria e l'Africa se già, come io spero, non le conoscete.

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