"Songs For A Blue Guitar", pubblicato nel 1996 per la Supreme, è, a mio modesto parere, il disco più brutto dei Red House Painters. Come giustificare, allora, il giudizio positivo che leggete? Beh, è semplice, signori: stiamo pur sempre parlando di Mark Kozelek.

Questo album, guardando - ad oggi - la carriera dell'artista di San Francisco, rappresenta un vero e proprio spartiacque: se prima il dubbio che i RHP fossero una "one-man-band" era lecito, adesso questa sensazione è diventata una certezza.

Kozelek scrive, suona, arrangia e produce "SFABG" da solo; nei crediti non c'è traccia di altri musicisti. Questa autoarchia non poteva non avere delle forti ripercussioni sulla musica. Lontani appaiono i tempi dello slow-core degli esordi, poichè il nativo dell'Ohio sembra decisamente orientato verso un rock più "classico", non rinnegando, tra l'altro, il proprio amore per il folk e la country. Si dice che le chitarre molto distorte e i lunghi assoli di chitarra presenti in alcuni brani siano alla base della scelta della 4AD di "scaricare" il gruppo.

Diversi i momenti indimenticabili dell'album: "Have you forgotten", "Make Like Paper" e "Trailways" saranno destinate a diventare classici del repertorio del Nostro.

Quello che convince meno è il valore dell'opera considerata nella sua globalità. La sensibile disomogeneità, per genere e stile, tra le varie canzoni acuisce il sospetto che Kozelek si sia voluto confrontare con i suoi idoli muscicali di gioventù (ben tre brani su undici sono cover) e il - talvolta - precario equilibrio tra l'omaggio e il citazionismo,da un lato, e l'originalità, dall'altro, non giova alla freschezza di questa fatica. Inoltre si ha il sentore di un approccio più ammiccante, più "radio friendly" da parte di Kozelek (quest'ultimo giudizio è necessariamente relativo agli altri lavori dei RHP e, dunque, non di carattere assoluto. Non stiamo parlando dei Coldplay, insomma...); a testimonianza di ciò stanno sia il fatto che "All Mixed Up" resta l'unico video destinato alla rotazione musicale autorizzato dal gruppo, sia un massiccio saccheggio di alcune canzoni dell'album per colonne sonore di vario genere, adattate tanto al cinema quanto alle serie tv.

In definitiva, tra luci ed ombre, "SFABG" resta un buon album, anche perchè il talento e la classe di Mark Kozelek come songwriter restano indiscutibili; certo è che nella sua carriera, sia prima che dopo questo disco, ha fatto molto di meglio.

Mi accorgo, e non manco di segnalarlo, che questa è un opinione abbastanza singolare, nel senso più letterale del termine; diversi sono i giudizi entusiasti sull'opera di critica e pubblico che potrete trovare sulla rete, tra cui spicca un (inspiegabile) 9.0 di Pitchfork, voce alquanto autorevole tra le webzine.

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