Il rotto in culo del carattere degli angeli che ci proteggono qui lo possiamo ascoltare. È un trade union che traghetta direttamente dentro il nostro sfintere tutte le merdate che ci inventiamo, quando siamo incarnati, per cercare di sfuggire il guardare in faccia l'eternità davanti (e tergo) a noi e che noi, con salti mortali di menzogne inverosimili e rincorse a vizî da quattro soldi, crediamo di deviare la visus cercando di sfangarla dall'horror vacui che prima o poi, dopo tante cacarelle, dovremo cercare di farcelo amico per placare cloache intestinali millenarie.

Il rimbombo labirintico, il boato perenne, lo stridore continuo, gli acuti sfondatimpani, echi di rimbalzi di buchi neri, lo specchio contro specchio che ti fa credere all'infinito, tutte queste cose vengono infrante dall'ensemble "grattratempo" che si rivela osceno nel suo loop divino di cercare archeologicamente quel "all'inizio fu il Verbo" con una sacra performance live in quattro movimenti, che non sono le quattro stagioni di Vivaldi, vivaddio, ma un omaggio al compositore franco-greco Iannis Xenakis.

Ed ecco che l'invito all'immediato è stronzetto nell'esplicito porsi come shock divino che permette all'utenza più arrendevole, indi la più resistente, di frequentare l'inaspettato, indi la verità.

L'usare l'escamotage di buttarla in caciara dell'amplificazione estrema, tana i furbetti pseudointellettuali beccati nel turarsi le orecchie, quando invece il "rumore" definitivo dei nove strumenti turbo pompati, ci ricolloca per assurdo in zone microscopiche dove abbiamo la fortuna di annusare le nostre micro merde, che esistono anch'esse, e ci illumina che aprire la porta di questa (musica da) camera contemporanea spalanca ad una aliena architettura sonora che ci teletrasporta in un'enorme volta di un'infinita costruzione di fede priva di connotati, nell'intensità della massa sonora atemporale messa su, seguendo rigorosamente una invisibile armonia assoluta.

La densità "insopportabile" del frastuono efferatamente premeditato ci fa assaggiare una qualità materica che sgomenta il raggio di azione della nostra "volontà di potenza" e ci fa abbassare la cresta del nostro ego, ridicolizzandolo nel non porlo in tenzone, bastandosi (la qualità materica) immaginificamente assente, come la divinità immota in noi stessi.

Capto livelli altissimi di estasi del chaos del Paradiso, c'è aria di casa, altro che quel forno scaldapizze (pure elettrico, 'sti morti di fame) di quella sòla che è l'Ade: vade retro all'ultra pacco.

Perciò, accomodatevi in poltrona ad ascoltare (è un Ordine!), zitti, e non rompete il pistola che siete che questi, se vi distraete un attimo, vi fanno (e non è un eufemismo) il deretano come un secchio.

Non prendetevela, le vostre "pezze al culo" non vi salveranno, fragorosamente è solo una questione "de KORE".

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