Quando venne proiettato il settimo episodio della saga commerciale per eccelenza del cinema, "Star Wars", molti storsero il naso e "troppo simile al quarto" fu la battuta più udita all'uscita da una sala genovese piena e con molti nerd che avevano colto l'occasione per presentarsi con le vecchie divise degli ufficiali del caduto impero galattico. I giudizi sul nuovo episodio invece furono molto più interessanti "che delusione, hanno rovinato tutto!", "ci hanno tolto un mito, la Disney e Topolino...maledetti loro e i loro soldi!". Subito pensai che questo capitolo di mezzo aveva fatto colpo, era riuscito a scardinare quel velo di polvere aurea che avvolgeva i classici eroi dei primi sei episodi e aveva riportato tutto ad un livello più vicino a noi. Tralasciando il parere di quegli ingenui che vogliono autoconvincersi che Star Wars non sia un fenomeno commerciale e ci vogliano vedere tutti i riferimenti filosofici possibili manco fosse l'ultimo capitolo di Twin Peaks, Episodio VIII è un film decisamente interessante nel suo essere un puro blockbuster con tutti i pregi e i difetti del formato. Sì perchè l'idea di presentare un eroe fallito, Luke Skywalker (Mark Hammill), alle prese con il suo esilio volontario ci riporta alla mente un fattore importante di questo martoriato e critico presente: la mancanza di fiducia nei maestri. Rey (Daisy Ridley) vive un profondo tormento interiore e ha necessità che una figura più esperta la guidi, l'aiuti, a decifrare i dubbi sul suo ruolo nel mondo e a domare le sue paure. Luke ha fallito con suo nipote, peggio lo ha tradito come scoprirà Rey e il tradimento insegna la pedagogia è il più terribile atto che si possa muovere verso un allievo, e si rifiuta con il plateale gesto della spada buttata alle spalle di venire incontro ad una richiesta sincera d'aiuto. Il tema del ruolo del "master", la guida, affrontato da Johnson non è affatto usuale in un film che in teoria doveva essere epico e leggero; è strettamente attuale e basta analizzare anche in modo molto leggero la cronaca del presente per avere la conferma che i maestri hanno quasi tutti abdicato e si sono rifugiati nelle loro personali isole remote a crogiolarsi nell'autocommiserazione. Anche Kylo Ren/Ben Solo (il bravissimo Adam Driver) è lacerato al suo interno dalle edonistiche voglie di affermarsi come figura importante e non ripone alcuna fiducia nel vecchio Snoke (Andy Serkins), vuole che qualcosa di nuovo abbia inizio ma nemmeno lui ha un'idea su cosa debba incominciare tra le rovine di pianeti corrotti e vecchie nostalgie imperialiste. Il nuovo che vuole prendersi la sua parte ma che non ha un'idea del futuro, per Kylo Ren è tutto un azzardo mentre in Rey si può vedere una fiducia maggiore in ciò che di buono dal passato si può portare nel futuro, e quei vecchi polverosi libri tratti in salvo e messi al sicuro sul Millenium Falcon stanno a dimostrarlo.

Questa epica, non me ne vogliano i vecchi fan, non appartiene più ai giovani degli anni '70/'80 ma è di questi timidi e nuovi ragazzini che oggi si muovono in un mondo difficile e insicuro, un mondo in cui persino l'impegno che uno mette nel proprio vivere può non portare a nulla. E questo per chi oggi è un adolescente è un pensiero terribile che abbiamo il dovere tutti di contrastare.

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