Ho qui, tra le mani, un libercolo di "sole" di 1329 pagine. E' una enciclopedia della musica. Ma si badi.
Di enciclopedie musicali ne sono uscite negli anni a non finire, alcune effettivamente utili altre effettivamente sceme. L'anno scorso parlai del "Dizionario del Pop-Rock" di Tonti e Gentile, una schifezza. Questo "24.000 Dischi" (ma i dischi recensiti sono molti di più) è, a mio avviso, la migliore enciclopedia musicale uscita dal 2000 ad oggi, pur con molte pecche, mancanze e voti discutibili. Ma è un'opera di un certo valore, pensata e ragionata, voluta fortemente da Sua Maestà Riccardo Bertoncelli. L'opera in questione è assai vetusta ormai, uscì nel 2005 ed ebbe un seguito, un aggiornamento meglio dire, nel 2007, poi stop, non venne più aggiornata. Motivo? La Zelig Editore si aspettava, soprattutto alla prima uscita, numeri più alti in termini di vendite, e l'aggiornamento uscito due anni dopo fu un secco flop che fece chiudere il progetto in toto. Peccato, perchè è davvero un opera interessante, soprattutto, a differenza di Tonti e Gentile che si sono messi a fare tutti da soli, nel nostro caso vi era presente una squadra di giornalisti e critici di cui Bertoncelli (e Thellung) erano, diciamo così, degli allenatori, e ci si impiegò più di un anno e mezzo nel mettere insieme la prima edizione. Al netto del fatto che si tratta di un'opera post-1960 (non vengono citati album precedenti) e ci si concentra solo sul pop, rock, jazz (poco), blues, la squadra di critici è di livello altissimo. Per dire, il rock (e l'hard rock) sono sezionati dal Maestro della Musica Rock Gianni Della Cioppa; la parte della musica italiana viene affidata a Paolo Madeddu; ma compaiono anche penne celebri come Tommaso Iannini, Ermanno Labianca e Maurizio Zoja.
Musica straniera:
Alcuni esempi. La scheda dei Pink Floyd è curata fin nei minimi dettagli (poi i voti sono sindacabili, e aver dato il voto minimo a "THe Final Cut" può essere discutibile), ma la cura è impeccabile, così come la scheda su Springsteen (dove ogni album viene sezionato in modo certosino, e si dà il massimo dei voti a "Born to run"; "Darkness on the edge of the town"; "The river"; "The rising") ma il meglio è quello affidato al fu Cesare Spotti che omaggia Bob Dylan in modo esemplare. A caso, il massimo dei voti se lo aggiudicano Dylan (6 album a pieni voti) e Rolling Stones (5 album da 5 stelle), ma è lodevole anche l'attenzione che viene data a gruppi un po' dimenticati come i Quicksilver Messenger Service o artisti finiti nel solaio dei ricordi come John Sebastian, e al suo "Tarzana Kid". Ottimi voti ai Jefferson Airplane; Led Zeppelin; Brian Eno; Beatles. Stupefacente anche la cura nell'aver ricordato Richard Thompson e la Third Ear Band.
Note dolenti (perchè non è tutto oro ciò che luccica): Jimi Hendrix viene trattato con incredibile sufficienza (va bene, "Are you Experienced?" vale il massimo dei voti, ma perchè il resto della sua discografia no?); gli Smiths sono ricordati e celebrati (quasi) solo esclusivamente per le loro raccolte, e David Bowie, pare che dopo il 1977 non ne abbia più azzeccata una ("Let's dance" fa così schifo?); troppa attenzione data ai tanti live dei Pearl Jam, e un poì di puzza sotto il naso per Prince. Molto bene invece la scheda su Frank Zappa (a cui vengono assegnati voti altissimi) e applausi a Neil Young, il quale però, poveretto, sembra che dopo il 1980 abbia scordato il proprio talento. Simon & Garfunkel benino; gli Iron Maiden dopo il primo disco sono finiti (mah...).
Musica italiana:
E' un po' il punto debole. Cioè, i nomi e i gruppi ci sono più o meno tutti, a volte lodevolmente, come vedremo, ma, ad esempio, la grande stagione del prog italiano viene massicciamente dimenticata se non con il Banco (a cui oltretutto non vengono riservate particolari lodi).
Molto bene, diciamo, la sezione rock alternativo, vengono raccontati in modo impeccabile gli Afterhours, i CCCP, i Litfiba (massacrati, giustamente, quest'ultimi da "Mondi sommersi" in poi); De André grandi voti, Guccini pure, Battisti anche (e ottimo il massimo dei voti dato al periodo Panella), Vasco grandissimo negli anni '80, meno dopo, e sono d'accordo, e giusto anche il massimo dei voti ai primi due album di Ligabue, gli altri lasciamo perdere. Con qualche sorpresa: i La Crus, i Gang, il ricordo di grandi del passato, da Gino Paoli a Carosone, da Lolli a Carosone. E dei nomi che non ti aspetti: gli Statuto, Cristina Donà, i Meganoidi, Daniele Sepe.
Bene, ma non benissimo. Bennato, poveretto, viene stroncato quasi in toto se non per due album ("I buoni e i cattivi"; "Sono solo canzonette"); Jovanotti si becca il massimo dei voti ai tempi de "La mia moto" (oh, piace pure a me, ma insomma proprio il massimo dei voti no); De Gregori dopo "Titanic" (1982) ha voti che oscillano tra 1 e 2 stelle, troppo poco dai; Battiato è grande solo negli anni '80 e poco interessante dopo, no, non ci siamo direi; le Orme sono trattate malissimo, in compenso "Hanno ucciso l'Uomo Ragno" è un (semi) capolavoro, così come troppo alti sono i voti dati ad alcune, seppur buone, opere di Raf e (argh!) Ramazzotti (5 stelle a "In ogni senso"). In compenso, che fortuna, vengono massacrati i Pooh ed elogiato Fossati. Jannacci è un misto di album bellissimi e schifezze varie (esagerati, 1 stella a "Parlare con i limoni" e "Discogreve" mi sembra troppo), ma sono gusti, mentre la scheda su Gaber è una delizia.
In breve, si fa per dire, un libro che, per chi scrive, nonostante difetti (in)evitabili, è una delle cose migliori e più interessanti uscite nell'ambito enciclopedico musicale. La passione si sente, e molte canzoni, artisti, gruppi li ho scoperti proprio grazie a quest'opera che uscì che avevo 21 anni, nel pieno di una età in cui molte cose si ignorano e molte s'imparano. Per dire, io all'epoca nemmeno conoscevo i King Crimson (!), qui raccontati in un modo eccezionale (eh sì, "Discipline" è un capolavoro, poche palle).
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