Quando si parla di Richard Hawley, aggettivi e paragoni si sprecano. Prima che alla sua musica, sembra che il suo nome sia destinato ad essere associato sempre a parole quali crooner, menestrello, cantastorie; o a nomi quali Frank Sinatra, Scott Walker, Johnny Cash e, talvolta, anche Leonard Cohen.

I paragoni sono senza dubbio lusinghieri ma, come spesso accade, si teme che il Nostro possa venire semplicisticamente indicato come epigono di quei mostri sacri prima citati. Questo non sarebbe giusto nei confornti di Hawley che, nonostante non vada a sondare territori musicalmente inesplorati, può rivendicare una sua originalità. Basta tener conto del suo background, fondamentalmente rock (ascoltatelo mentre suona la chitarra nei Longpigs in ''She Said'' o ''Elvis''), e del fatto che in un panorama musicale in cui c'è chi si ispira all'hard rock anni '70, o alla new wave, o in cui c'è chi crede che fare punk nel 2006 sia ancora roba da ribelli e sia ancora culturalmente rilevante, Richard Hawley è riuscito a ritagliarsi un angolino tutto per sè, senza preoccuparsi troppo di non essere al passo con i tempi o di avere punti di riferimento piuttosto insoliti.

E ad ascoltarlo, sembrerebbe proprio che gli bastino la sua chitarra e la sua voce per catturare e regalare emozioni. ''Something Is...!'', prima traccia dell'album, mi fa pensare a quei film americani in cui il regista regala al pubblico una veduta aerea newyorkese, notturna, con tanto di grattacieli illuminati e automobili in viaggio lungo il ponte di Brooklyn. ''Baby You're My Light'', invece, è una canzoncina orecchiabile di due minuti e mezzo che suona piuttosto spensierata, mentre ''Love Of My Life'' (tanto per rimanere in tema), non poteva non presentarsi come una ballata. ''The Nights Are Cold'' è un brano accattivante molto ben interpretato che ricorda vagamente una bossa nova, e fa da preludio a quello che ritengo sia il brano più evocativo dell'album, ''Can You Hear The Rain, Love?''; in un verso Richard sussurra ''We can close our eyes love, and let the dreams come softly'', e chiudendo gli occhi sembra che la pioggia si materializzi magicamente, mentre le note della canzone ti cullano per tutta la sua durata.

Da qui in poi tutto il disco procede a ritmi blandi per poi culminare nella strumentale ''The Light At the End Of The Tunnel'', il cui titolo sembra voler rappresentare davvero uno spiraglio di luce dopo tanta malinconia (la metafora del tunnel rende bene l'idea), se non fosse per quella frase in parentesi: ''Was A Train Coming The Other Way'', che suona un pò come una beffa.
E, infatti, la canzone scorre lenta, triste; un semplice e bellissimo arpeggio di chitarra seguito dai cori che rimandano al suono del vento in galleria, e il rumore del treno che viene in senso opposto, che chiude questo piccolo gioiello.

Elenco tracce e video

01   Something Is...! (03:42)

02   Baby, You're My Light (02:56)

03   Love of My Life (03:20)

04   The Nights Are Cold (02:49)

05   Can You Hear the Rain, Love (04:55)

06   Lonely Night (02:45)

07   Precious Sight (04:15)

08   No Way Home (04:14)

09   Cry a Tear for The Man in the Moon (03:26)

10   Long Black Train (04:13)

11   The Light at the End of the Tunnel (04:54)

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