Film inglese pressoché sconosciuto, ma che in realtà meriterebbe più attenzione.
In "16 Years Of Alchool" siamo in presenza di un ossimoro: immagini, crude, violente, a volte anche schizofreniche che si scontrano con la pacatezza del protagonista che narra la propria storia.
Epicentro del film è Frankie, un giovane poco più che ventenne che ha dedicato la propria vita al bere per cercare di annacquare i suoi dispiaceri, finendo però per scatenare solamente tutta la propria violenza. Durante un pestaggio, Frankie ripercorre la sua vita, in maniera confusa ed allucinata: la sua disperazione è nata quando, ancora bambino, ha visto il padre, il suo idolo, tradire la madre facendo sesso con un'altra donna, per di più in mezzo alla strada ed in pieno giorno. E il piccolo Frankie ha deciso di dimenticare tutto. Gli adulti vicino a lui bevevano e si rimbambivano, ed ha pensato fosse la soluzione migliore fare come loro.
Ci troviamo così di fronte ad un giovane che nella vita non ha altre prospettive oltre a bere ed andare in giro con un gruppo di amici, il cui unico divertimento consiste nella ricerca di risse e violenza, annaffiando il tutto con birra e whisky. Frankie, però, è qualcosa di più: non ama questa vita e cerca di allontanarsene, vanamente, in tutti i modi. Cerca di redimersi con l'amore, ma non basta. Il suo destino è sempre lo stesso, tornare alla sua unica vera amata: la bottiglia.
La storia è raccontata in maniera contorta, alternando i ricordi del bambino con i pensieri dell'adulto, ripercorrendo così, senza alcun ordine né logico né cronologico, la vita di questo ragazzo. Nella sua mente tutto è confuso, ed i suoi ricordi sono visti attraverso il fondo di un bicchiere.
La cosa particolare di questo film è il contrasto fra la immagini, crude e dirette, e la voce di Frankie che, come se leggesse una poesia decadente, ricorda gli episodi più significativi della sua vita. La vista e l'udito si dissociano: le immagini ci parlano di violenza, ma la voce che sentiamo esprime tristezza e disperazione.
Purtroppo il film, pur essendo molto particolare ed interessante, non soddisfa appieno.
Ed infatti, la pellicola non riesce a coinvolgere completamente lo spettatore nella disperazione del protagonista. Anzi, si ha sempre la sensazione (che permane anche a visione conclusa), che manchi qualcosa, anche se è difficile stabilire cosa.
Inizialmente si ha la percezione che il protagonista sia stato poco caratterizzato, ma, riflettendoci bene, a mente fredda, si arriva ad una spiegazione diversa. Il problema è che la disperazione di Frankie è banale, è troppo comune: Frankie è una persona vera, come tante altre. Ha i suoi problemi, che cerca di annegare bevendo; ha scatti d'ira; è un eterno insoddisfatto; non riesce mai a trovare la donna giusta, che gli voglia bene. Certo non una situazione idilliaca, però sempre e comunque una situazione "normale", vissuta da molte persone, che facilmente potremmo incontrare in qualunque baretto, ad "ammazzarsi" tutto il giorno di "bianchini".
Anche il trauma sessuale infantile di Frankie è tutto sommato "banale". Non c'è niente di spettacolare o di cinematografico: nessun prete pedofilo, nessun secondino armato di manganello. Semplicemente ha visto il padre tradire la madre con una bella donna e questa cosa lo ha deluso e frustrato, fino a farlo diventare una belva. Questi avvenimenti si rivelano troppo normali, troppo comuni, tanto da non riuscire a colpirci, né, tanto meno, a farci riflettere.
Nota di merito per la scelta del protagonista, l'attore Kevin McKidd (visto in Trainspotting), che si addice perfettamente al suo ruolo.
Elenco e tracce
Carico i commenti... con calma