"I love you. More than all you know. I love you more than children. More than fields I've planted with my hands. I love you more than morning prayers or peace or food to eat. I love you more than sunlight, more than flesh or joy, or one more day. I love you… more than God. "
Il monologo finale di Marian che chiude il film; un momento di grande intensità reso struggente dalla bravura di Audrey Hepburn, che lascia il suo personaggio in modo drammatico dopo averle dato una nuova vita, un'animo delicato, debole, sofferente, che per amore compie un gesto estremo. Ho forse già raccontato troppo ma per parlare di questa pellicola non posso che partire dal finale che si inserisce perfettamente a suggellare la tormentata storia d'amore tra Robin e Marian. Richard Lester in "Robin And Marian" dipinge un ritratto atipico dell'eroe "che roba ai ricchi per dare ai poveri", ne fornisce un'immagine crepuscolare e decadente, quasi farsesca.
Il film vuole colmare il vuoto narrativo e cinematografico che limita la storia di Robin Hood agli anni giovanili, i bei tempi andati della foresta di Sherwood, così Lester sposta lo sguardo molto più avanti e grazie alla sceneggiatura di James Goldman riempie quello spazio vuoto raccontandoci una sua personale visione del tramonto dell'eroe. Robin ritorna dalle crociate dopo la morte di Re Riccardo (un grande Richard Harris) e con il suo amico fedele, Little John (Nicol Williamson) torna alla sua foresta; tutto però è diverso, la compagnia di Sherwood non c'è più, rimangono solo i vecchi Will (Denholm Elliot) e Frate Tuck (Ronnie Barker), lo sceriffo di Nottigham (Robert Shaw) ha altro a cui pensare e il Principe Giovanni, ora Re, è occupato con la giovane moglie. Lo scenario è dunque profondamente mutato, non c'è più traccia dello spirito eroico delle vecchie imprese, quello che però preme più a Lester è concludere la storia tra Robin e Marian, il loro rapporto si è inaridito, Marian si è sentita tradita dalle scelte di Rob e per questo si è dedicata a Dio cambiando il nome in madre Janet, e ora per lei è troppo difficile ricominciare, ricominciare come vuole Robin "nuovi nemici e nuove battaglie".
Il film si regge tutto sui dialoghi intensi tra i personaggi, la bravura di Sean Connery e Audrey Hepburn riesce a dare alla storia i toni giusti, un senso di tristezza e rassegnazione che segna questa tragedia che però riesce ad avere i giusti ritmi lasciando spazio anche all'ironia. La regia di Lester è semplice, non ci sono scene epiche, la resa dei conti tra Robin e lo sceriffo (un toccante Robert Shaw) avviene in un duello lento, stanco tra due uomini giunti alla fine, "Sono Stanco" dice ad un certo punto con un filo di voce lo sceriffo.
Uscito nel 1976 ha nel cast il suo punto di forza, Audrey Hepburn ritorna al cinema dopo nove anni convinta dai figli Sean e Luca, il suo talento è rimasto lo stesso e anche la sua bellezza. Dopo "Robin And Marion" lavorerà ancora in quattro film per poi chiudere definitivamente nel 1988 e dedicarsi completamente all'Unicef .
Carico i commenti... con calma