"L'essere sani è una forma di follia usata per scopi giusti; la vita da svegli è un sogno sotto controllo"- (George Santayana).
Talvolta scrivere la recensione di un disco o di un film può rivelarsi utile quanto il non scriverla.
A dir la verità non nascondo che cimentarmi nell'analisi di un'opera del genere per me è un atto di pura libidine da prendere come una sfida, ma tutt'altro che semplice. Per chi non avesse ancora visto "Waking Life" dunque il mio consiglio è di non perdere tempo su una recensione da quattro soldi come la seguente e di provvedere a rimediare. Naturalmente chiunque fosse interessato a discuterne può farsi un giro da queste parti; sarà ben accetto.
Partiamo dal principio:
Richard Linklater, interessante quanto eccentrico regista, deciso a sfruttare lo spirito racchiuso nella precedente citazione diede corpo esattamente nel 2001 ad un'opera straordinariamente ricca in contenuti intitolata "Waking Life".
Questo film presenta due sfaccettature principali: in primo luogo è stato realizzato con una tecnica molto particolare. L'intero film è stato girato con il supporto di un video digitale, su cui successivamente una squadra di artisti ha operato (tramite computer) rifinendo con disegni e colori ogni fotogramma, dando così alla pellicola un effetto "cartonato". Questa tecnica è chiamata Rotoshop, ed è stata utilizzata anche per un altro film di Linklater "A Scanner Darkly".
A differenza, però, di "A Scanner Darkly", in cui la tecnica è più precisa e le figure dei protagonisti quasi ricalcate, in "Waking Life" è volutamente usata in una maniera più ambigua, quasi approssimativa a volte, come a voler sottolineare l'atmosfera rarefatta e la realtà sfuggevole, a-prospettica, dei sogni. Seconda sfaccettatura importante sono proprio i contenuti. Come sarà poi un po' sottilmente rimarcato da uno dei personaggi che il protagonista (interpretato da Wiley Wiggins) incontra, il film in se non ha una vera e propria trama, ma si dipana in una serie di situazioni, circostanze ed incontri particolari, che vedono coinvolto proprio il giovane protagonista, aventi come sfondo comune questo suo sognare consapevole nel quale è ammantato, e dal quale, incredulo, non riesce a divincolarsi. Il sogno consapevole è uno stato onirico in cui il sognatore diviene cosciente di star sognando, riuscendo così ad acquisire un controllo che gli permette di partecipare attivamente e di accedere concretamente alla realtà del sogno.
Particolare attenzione va prestata ai discorsi che si tengono durante questi inconsueti incontri, e nei quali si toccano svariati e delicati temi; nel contesto di una dimensione del sogno impalpabile e mutevole, si celebra la straordinarietà del potenziale umano, velato ed annichilito dalla irritante e deprimente quotidianità. La chiave di lettura di questa visione costipante, è legata al fondamentale modo di approcciare una realtà infinitamente ricca e vivace, ed alla potenziale presa di coscienza di quella scintilla di meraviglia e sacralità che è racchiusa, latente, in ogni sfumatura della nostra vita.
L'uomo brutalizzato da un contesto sociale che egli stesso ha creato, definito e perfezionato per porre ordine e sequenzialità alla sua vita, partorisce il suo "tempo", scandisce i suoi ritmi. Inconsapevole anello di una catena indefinita che si contorce su se stessa, percepisce una forte "tensione", figlia del contrasto (a volte netto, a volte più sottile) tra la propria natura intrinseca e le potenti aberrazioni di cui si circonda, divenendo l'impotente testimone della progredente incapacità di carpire, di fare legittimamente sua questa "magia".
Considerato tutto ciò, è probabile che l'intento di "Waking Life", sia proprio quello di non limitare e canonizzare la portata di questo inarrestabile flusso di vita che alimenta e percuote ogni barlume dell'esistente, ma di renderlo manifesto attraverso una delicata e (talvolta atipicamente) armoniosa combinazione-interazione tra il soggetto (che offre lo spunto), e l'ambiente (che va a creare il contesto), in cui vi si possa riversare e che possa dominare allo stesso tempo, come regista ed attore principale. Esso mira a stimolare lo spirito di improvvisazione dello "spettatore", ed a coinvolgerlo ad un livello di non mera e passiva emozionalità, ma di assoluta pragmaticità, lambendo ed infiammando i residui più occultati del proprio subconscio.
Senz'altro inutile citare scene o personaggi, tutti gustosissimi, mentre un'ulteriore nota di merito va ai commenti musicali (composti per l'occasione da Glover Gill) che accompagnano alcune sequenze, e che vanno a pescare soprattutto in un repertorio evocante fulgide ed eteree atmosfere da "Tango" alla Astor Piazzolla.
In ultimo mi sento di dover chiarire un punto cruciale, direi imprescindibile quando si affronta la visione e l'eventuale interiorizzazione di qualcosa come "Waking Life". Qui non si sta parlando di un semplice megatrastullo intellettuale, quanto più di uno specchio per le nostre coscienze; una sorta di monito che ci aiuti a imprimere chiaramente il profondo intento di attuare una decisa ricerca su noi stessi.
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