Autentico successo editoriale degli ultimi anni, "The Walking Dead" lascia davvero stupefatti. Lasciate perdere la serie televisiva, a giudizio di molti ormai fin troppo distante dal lavoro da cui prendere il nome, ma concentratevi solo sul fumetto.

Robert Kirkman di per sé non ha inventato nulla di nuovo. "The Walking Dead", come il titolo lascia presupporre, è un fumetto che parla di zombie. Anzi, questo è in parte sbagliato, diciamo che è un fumetto che parla anche di zombie. E diciamo anche che se vai in giro a dire che leggi fumetti con dentro morti viventi difficilmente troverai qualcuno che ti prenda troppo sul serio. Dalle nostre parti, vai a capire perché, i fumetti, tutti, sono considerati roba per bambini, un prodotto indirizzato solo ad esclusivamente ad un pubblico che ancora non si è iscritto alle scuole superiori. In Giappone, ai manga, ci dedicano i musei e li considerano, giustamente, come una delle massime espressioni della cultura popolare del Sol Levante. Dalle nostre parti le cose sono un po' diverse, anche se francamente è difficile pensare che volumetti su cui è riportato cubitale "riservato ad un pubblico adulto" possano essere letti ed apprezzati da un bimbo che ha appena finito di leggere "Topolino". Così vanno le cose, comunque. Dicevamo, Kirkman. In sé non inventa nulla di nuovo, le storie di morti viventi e di umani che scappano sono vecchie di almeno quarant'anni e forse, almeno a livello cinematografico, uno come Romero l'argomento lo ha spolpato (è davvero il caso di dirlo) pure troppo. Dove sta la novità? In sé da nessuna parte, ma l'aspetto realmente degno di nota non è tanto ciò che Kirkman racconta, ma come lo fa. I racconti di mostri e simili in molte occasioni si sono prestati a più livelli di lettura, uno, quello più superficiale, che è quello del puro horror-splatter, e quindi quasi sempre del puro intrattenimento, e in alcuni casi uno di tipo sociale, più profondo. Lo sparuto gruppuscolo di sopravvissuti dipinto da Kirkman ne é un esempio.

Guidati dal buon Rick, autentico poliziotto-samaritano ligio al dovere e ritrovatosi ad essere suo malgrado "guida" di questi disgraziati, i vari personaggi che di volta in volta fanno la loro comparsa tra le pagine dei vari volumi non sono altro che una metafora della nostra società, di ciò che sta attraversando e di ciò che ha attraversato. Disperati, indifesi, lontani da quasiasi affetto, sono spinti dal puro istinto di sopravvivenza ad avvicinarsi l'un l'altro, ma la diffidenza, la paura, il sospetto non faranno altro che metterli costantemente alla prova. In un mondo che l'orlo della catastrofe lo ha superato da tempo e in cui l'Uomo è tornato, nel vero senso della parola, a mangiare l'Uomo, i protagonisti di Kirkman incarnano alla perfezione un genere umano ormai in crisi di identità, allo stremo delle proprie forze ma  ancora guidato, salvo eccezioni, dal puro tornaconto personale, da rancori ed invidie. Una guerra tra poveri che potrebbe annientarlo ben più di quella con i malcapitati zombie, che, a pensarci bene, nelle pagine del fumetto la loro apparizione la fanno solo saltuariamente. E allora viene da chiedersi, ma chi sono questi "morti che camminano"? Siamo davvero sicuri che siano solo quei poveri appestati che di stare sotto terra proprio non vogliono saperne? O forse si fa anche riferimento ad un genere umano talmente instradato verso un rapido declino e fautore di una società in cui qualsiasi valore fondante è ormai saltato e dove la sola legge è quella del più forte? Quale vita, quale futuro, in un mondo del genere, estremizzazione di quello in cui, forse senza nemmeno rendercene conto, già stiamo vivendo e spesso patendo? Lo zombie diventa quindi incarnazione di un futuro tanto indesiderabile quanto (forse) ineluttabile e per questo assolutamente temuto dai tanti protagonisti che, evidentemente, nonostante le circostante, continuano a combattere per mantenere almeno un briciolo di vera umanità in un mondo che sta cadendo a pezzi, riuscendo, ogni tanto, anche  a provare tra di loro sentimenti di affetto, amicizia e perché no amore. Quale futuro quindi per i nostri eroi? Riusciranno Rick e gli altri a trovare non tanto la salvezza definitiva ma quanto meno un minimo di stabilità? Questo, a quanto pare, se lo chiede lo stesso Kirkman, ormai impegnato da anni con una serie che ha riscosso un successo tanto strabiliante quanto evidentemente inaspettato, tra premi e vendite alle stelle.

Ottimi disegni, ad opera di Tony Moore prima e di Charlie Adlard poi, racconti avvincenti e personaggi profondi e complessi quanto basta per dare al tutto un taglio credibile e maturo, con i vari protagonisti costantemente costretti a dover affrontare in un mondo senza più certezze per prima cosa sé stessi , ancor prima di dover affrontare ciò che hanno intorno. In Italia è pubblicato da Saldapress, in volumetti mensili, comprendenti quattro episodi della serie originale americana, ed in volumi più grandi che ne comprendono sei. Fossi in voi non me lo lascerei scappare, in un primo momento, visto il gran numero di personaggi e di situazioni, potrebbe risultare un po' ostico, ma una volta che lo si inizia a leggere non ce ne si stacca più

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