Inside "The End".
Il titolo è importantissimo in un' opera d'arte. E' il sigillo posto a proteggere il tesoro. Non nego d'aver acquistato questo libro esclusivamente per quel riferimento a Morrison nel titolo: era un periodo nel quale avrei comprato qualsiasi cosa avesse un qualche collegamento più o meno significativo a qualche stella del rock. Che ci volete fare, ero curioso.
Più si va avanti nella lettura del romanzo, più ci si rende conto di trovarsi all'interno di "The End" dei Doors; è una "The End" inquietante, come l'originale, o disperata come la versione di Nico. Quando l'azione si fa concitata e rapida, è forte il contrasto con la squallida calma di questa ideale colonna sonora. Squallida, già. E' questa la parola chiave del romanzo: squallore.
Malato e febbricitante, giallo come le pagine dov'è stampato, buio e senza ritorno come il canto di Morrison in "The End", questo è un libro di vite stanche, che per inerzia proseguono senza speranza d'esser redente. Il protagonista, Angel Ros, è l'antieroe pulp: succube della sua donna che forse neanche lo ama, vittima delle circostanze e degli eventi, è un uomo solo. Nonostante la presenza per la maggior parte del libro della sua compagna,è facile evincere la squallida solitudine di Angel. Un sognatore, un idealista: vorrebbe un mondo di letterati e poeti idolatrati come rockstar, come il suo "amico" Morrison, per esempio. Angel è un uomo che ama: ama Joyce e i Doors, ama la sua compagna Ana, ama il pericolo (o meglio, lo subisce e poi se ne innamora), ama la sua rovina, sia in senso particolare (Ana), che generale. La vita lo tortura, lo fa soffrire. Gli offre l'illusione per poi polverizzarla, lasciandolo inerme a guardare.
Bolano e Porta dipingono un quadro a tinte smorte, a forse addirittura morte. In una Barcellona caotica e spietata, l'antieroe lotta svogliatamente contro le avversità, le sopporta, le accoglie nella sua vita. E poi se ne innamora.
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