Buongiorno a tutti, io sono Carlo V. e questa è la prima recensione che scrivo per DeBaser.
Il nuovo album di inediti di Vecchioni, un autore molto amato e discusso su questo sito, di cui ho letto molte recensioni interessanti, scritte da alcuni degli utenti che leggo con maggiore piacere. Riporto qui un paio di mie riflessioni, cercando di essere meno scontato possibile.
1) Questo album esce in un momento difficile, per la canzone d'autore e, in generale, per la musica. Sul 'Prof.' pesa la responsabilità di mettere musica là dove Gaber, Dalla, Faber, Jannacci e tanti altri non possono più. Per un motivo od un altro le cose stanno così: non esce un buon disco da troppo tempo. Impossibile, quindi, non fare il confronto con il 'testamento' del 'collega' Guccini che, l'anno scorso, con 'L'Ultima Thule' ci aveva dato un'uscita di scena, francamente, tutt'altro che di classe. Era stanco, ridotto a davvero poche occasioni di esseere originale e piacevole, ormai da più di una decina di anni, e questo disco, a me è sembrato proprio il prodotto di un periodo di allontanamento dal mondo musicale, dalla sentita fatica di mantenere un certo livello. Per questo il testamento di Guccini poteva sembrare anche quello della canzone d'autore italiana, forse però non è così, Vecchioni infatti, l'anno dopo, con 'Io non appartengo più', ci regala un album molto al di sopra di quello che mi aspettavo.
2) Fare confronti tra le canzoni non mi sembra appropriato, ci sono canzoni riuscite di più e alcune di meno, ma trattandosi di un disco di Vecchioni è inevitabile che, al di là della tecnica musicale e dello schema metrico, ci sia la canzone che ci colpisce al cuore, che sentiamo più nostra, e che amiamo amare. Quindi mi limito a delle riflessioni indispensabili: 'Sei nel mio cuore' è una 'canzoncina', ma questo non è un difetto, è il vezzo di chi sa di dover dare forse un momento di pausa e di svago, in un album che tratta argomenti particolari e che non è facilissimo da ascoltare, e poi ha un giro di basso fantastico e, per quanto può essere una 'canzoncina' mettiamoci pure che cita Quasimodo. 'Due madri' mi pare un pezzo davvero inutile, un buco nell'acqua ed un pretesto per far sembrare il prof. un artista un pò paraculo. Episodi abbastanza felici sono invece 'Sui ricordi' (non il massimo dell'originalità, ma buona scelta delle parole), 'Stelle' (brano su cui tornerò in chiusura) e quello che mi sembra il brano migliore dell'album, che meriterebbe una recensione a sé e su cui, spero si parli nei commenti, che leggerei volentieri: 'Io non appartengo più'. Ora non sto a scrivere perchè lo reputo il brano migliore, in quanto ogni canzone parla ad ognuno di noi in modo diverso, facendo reagire le parole ai nostri sensi, ai ricordi ed alle esperienze, sinceramente mi sembra il brano più voluto, quello davvero indispensabile, che va ad aggiungere, pur dopo tanti anni di carriera, un'altra sfaccettatura del profilo (personale, fino a un certo punto) di questo grande artista.
3) Una cosa curiosa, che mi piace farvi notare, è il parallelismo tra 'Stelle' e 'Velasquez' tratta da 'Elisir', uscito nel 1975 mi pare. Torna quindi il tema del viaggio dopo quarant'anni, di dischi, di narrativa e di concerti. A me piace sempre molto notare questi 'fili rossi' che legano una canzone ad un'altra, a volte un album ad un altro e, in rarissimi episodi, addirittura momenti tanto lontani nel tempo. Infatti una delle poche cose che mi entusiasmò ascoltanto 'L'Ultima Thule', fu proprio la title-track, una canzone che, in un certo senso, avevamo già ascoltato trent'anni prima, nell'album 'Guccini', dove trovavamo il brano 'Gulliver'. E, curiosamente, anche questa volta è il viaggio ad offrire l'occasione di ritornare ad un tema già affrontato e forse tanto amato.
Tutta la recensione, anche eventuali strafalcioni, è farina del mio sacco. Spero di non avervi annoiato e vi ringrazio per aver letto la mia recensione.
Alla prossima!
-Carlo V.-
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