Ma guardatelo, ammiratelo tutti: la giacca luccicosa, le meches, la posa plastica, le fattezze da volpino italiano. Ma dico io, come si fa a non voler bene a quest'uomo? E difatti io gli ho sempre voluto bene, più o meno: quello di Rod Stewart è un nome che conosco praticamente da sempre, mi è sempre stato simpatico a pelle, eppure non mi sono mai preso la briga di approfondirlo fino ad oggi. Rod Stewart il divo da tabloid, Rod Stewart il viveur miliardario, Rod Stewart l'icona yuppie, Rod Stewart l'imbolsito, Rod Stewart il "cantante da crociera per Milfs in calore", anzi, no, Rod Stewart il cristiano rinato: oh si, Rod Stewart, oggi, è soprattutto questo. "Another Country" è un album assolutamente impuro: levigato, patinato, zuccheroso Middle Of The Road di estremo centro imbottito di coretti femminili, di amore, ottimismo, e poi ancora amore, qualche richiamo a Gesù Cristo Nostro Signore... beh, diciamo pure che sulla carta fa vomitare, però, però...

"Però un corno, fa vomitare e basta" mi diranno alcuni, ed è un punto di vista pienamente condivisibile, fondatissimo, che non intendo minimamente contestare. Che questa sia robetta lo so benissimo anch'io, però è robetta che scivola via leggera e riesce a intrattenere con appiccicosa e sbrodolosa piacevolezza, soprattutto in un periodo come questo: la festa del Solstizio d'Inverno è ormai alle porte, e come se non bastasse il Santo Padre sta per inaugurare uno straordinario e mangereccio Giubileo! E allora aprite il vostro cuore, gente, e lasciatelo affogare in un marasma di buoni sentimenti! Mah, forse tutte queste prese per il culo sono un po' gratuite, tra le diciassette (troppe, TROOPPEEEEEE) canzoni di "Another Country" ci sono un po' di momenti piacevoli, l'allegra "Walking In The Sunshine" e soprattutto quelli di matrice irish/country, come "Love Is", "Hold The Line" e la titletrack, che mi gasa discretamente (le marcette a suon di fiddle sono uno dei miei tanti guilty pleasures, vedasi anche "I Wish I Was In Dixie). Adorabili, se così si possono definire, anche certe ballatone ultra-saccarinose grondanti buonismo come "Way Back Home" e "Batman Superman Spiderman"; gli episodi più blues-rockeggianti fanno un po' tenerezza, specialmente in un contesto simile, con la parziale eccezione di una godibile "Please" a inizio album. Segnalo che almeno sette canzoni (e mi tengo stetto) sono completamente superflue.

Quindi, "Another Country" è un album mediocre e per alcuni aspetti pure riprovevole: conservatorismo con lenti rosa, il "messaggio" che trasmette è questo, e direi che non è un caso che RS sia l'artista inglese di maggior successo negli USA: in quanto a zuccherosità, buonismo e baciapilismo quest'album non ha nulla da invidiare ai pesi massimi del country più mainstream. Rimane comunque qualche buona melodia e a tratti un sentore di piacevole, disimpegnata leggerezza: vecchia scuola british; ormai all'ammazzacaffè ma comunque preferibile a tante pseudo-impegnate e pseudo-raffinate auree mediocrità più recenti. Ciao Rod, è stato un piacere.

Carico i commenti... con calma