Richard Bowden è un chitarrista proveniente da una piccola cittadina nel Texas, una di quelle in mezzo al nulla, con nel cartello di benvenuto l'indicazione del numero di abitanti. Quando arriva nel grande circuito, affianca nientemeno che Don Henley in svariate avventure. Crea assieme a lui e ad Al Perkins gli Shiloh, hanno un discreto successo col primo disco ma la fortuna non prosegue oltre. Allora, sempre lui ed Henley, vanno a far parte della backing band di Linda Ronstadt. Quando i due si separeranno, Henley andrà incontro ad un futuro chiamato Eagles. Bowden, invece, fa da session man un po' a tutti, da Jackson Browne a Stevie Nicks a Dan Fogelberg, e sarà anche membro del Flying Burrito Brothers alla cinquantasettesima line up diversa consecutiva in  cinquantasette dischi... Il tutto fino a quando non incontra i compaesani Greg Attaway , batterista, e David Lovelace, tastierista. Assieme a costoro, ed unitamente al bassista Steve Love, diverranno nel 1975 la band di Roger McGuinn.

L'ex Byrds ha trovato musicisti solidi e di sostanza per i suoi interminabili tours, per concretizzare le sue idee arrangia-mentali. Certo, non saranno dei sex symbols, ma a loro tocca fare da backing band. Come è suo solito, però, Roger pare imporre l'obbligo, se vuoi godere dei benefici dell'essere solidale di una (decisamente in declino) star, di contribuire anche sul fronte compositivo. Solo Bowden, forse perché il meglio titolato, non apporta nulla di suo, mentre gli altri, in una scaletta composta da nove inediti e una cover, firmano tre brani. Il risultato è ovviamente che quei tre brani sono i migliori tra quelli inediti.

La cover è "Knockin' On Heaven's Door", che McGuinn ripropone in una versione caramellosissima e un po' cosmic. Ma il capolavoro di Dylan è quasi totalmente fuori contesto: la sua "americana" si è trasformata in un beach rock che strizza l'occhio alla moda d'allora. Dei sei brani a firma di McGuinn, poi, due sono già editi in altri dischi, e precisamente "Lover Of The Bayou" e "Born To Rock And Roll". Il primo pezzo, un forte hard-rock proposto dal vivo nel disc one di "(Untitled)", causa la conversione a questo sound più leggero e scanzonato, si è parecchio depotenziato: McGuinn alle schitarrate ha preferito l'aumento di groove. "Born To Rock And Roll", già presente in "Byrds", si è indebolita fino a divenire un twist. Le intuizioni non sono male, i tentativi li fa una band di gente che conosce il proprio mestiere, ma le versioni precedenti, pur non trattandosi di capolavori della storia del rock, restano superiori.

Insomma, i brani nuovi di McGuinn sono solo quattro, e la sua scrittura, oltre ad essere merce rara, pare proprio sterile. Solamente la delicatissima ballatina "Easy Does It" si salverebbe. "Bull Dog", mid tempo velato di blues, e "Lisa", giochetto che strizza l'occhio all'America Centro-equatoriale, sono episodi orecchiabili ma trascurabilissimi, e "So Long" è il suo tradizionale folk rock tramutato in beach pop, trasferito sulle rive del Pacifico.

La sua band non cambia registro, ma offre episodi decisamente più rimarcabili. Anche l'opener "Somebopdy Loves You" è un ex folk rock divenuto beach, ma il risultato è ben più godibile da un lato e potente dall'altro. "Painted Away" è ispirata e dolcissima, mentre "Circle Song" è un fidato ritorno al country. McGuinn, poi, la interpreta col piglio del folk man viandante col sacco in spalla ed il pollice sempre alzato.

Come al solito, il successo non fece il sorrisino al buon Roger, uno che si spese poco provando a vendersi molto, e la band si dissolse dopo l'immancabile, immenso, interminabile tour. I tre texani, sfiniti di gravitare dietro a cose che non riuscivano mai a raggiungere o ad afferrare, dopo McGuinn valutarono probabilmente di aver raggiunto il limite. Don Henley, in fin dei conti, par quanto né la critica accreditata né io riconosca agli Eagles la qualità che giustifichi tutto il loro successo, ascendeva al successo, mentre il buon Roger continuava la sua interminabile discesa.

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