Perché amare questi Rotting Out: fanno hardcore vecchia scuola / vengono da Los Angeles / se ne fottono di tutto e tutti / hanno un frontman sdentato che mena come un pazzo ad ogni concerto chiunque capiti sottomano. Aspettavo con ansia questo “Reckoning”, EP di cinque traccie che fa da antipasto alla portata principale, il nuovo disco previsto per fine anno. E le attese sono state ampiamente ripagate: in meno di venti minuti questo quintetto si è dimostrato quanto di meglio ci sia oggigiorno in circolazione tra le nuove leve made in U.S., cresciuti a latte e Suicidal Tendencies e dalle idee ben chiare sul da farsi. Cosa? Pestare duro sull’acceleratore, produrre brani dove il caos è all’ordine del giorno e tenere alta quell’attitudine vecchia scuola che li sta rendendo celebri in ogni angolo del mondo. “Recknoning” è composto come dicevamo da cinque brani: “Born” che dopo una breve intro mette subito in chiaro le cose dando ceffoni sonori all’ignaro ascoltatore, “Eyes wide” che è un mix tra primi Suicidal Tendencies e skate punk, “End of the road” un brano che chiama in causa la NYHC dal ritmo cadenzato e dai cori super pompati e infine le chicche: “I don’t care” e “Live fast die young” celebri canzoni dei Circle Jerks rivisitate col tipico mood bastardo dei Rotting Out. Prodotto da Taylor Young (già al lavoro con Terror, Xibalba, Code Orange), “Reckoning” è a tutti gli effetti un gran bel mini, peccato solo per la sua breve durata.
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