Nove figure flessuose, eleganti e leggiadre allineate in un giardino delimitato da un agrumeto, sul cui manto erboso compaiono più di un centinaio di diverse piante fiorite. Sullo sfondo un cielo azzurro senza profondità con una luce che non ha una fonte precisa e un'assenza di ombre, come se il tempo si fosse fermato in un momento ideale ed eterno in un luogo perfetto dove tutto è armonico. I personaggi, quelli femminili avvolti in drappi trasparenti hanno il ventre rotondo e prominente, sembrano colti nel languore di un momento di distrazione e malinconia, una tristezza probabilmente dettata dalla consapevolezza della fragilità della bellezza e della stessa esistenza.
Alessandro Botticelli dipinge questo capolavoro della pittura rinascimentale intorno al 1478 per Lorenzo del Medici (parente del Magnifico), forse in occasione delle nozze del committente, partendo dalla scrupolosa osservazione della natura, ed esaltandone le sue manifestazioni attraverso un'attenta scelta e una felice combinazione dei colori. Il titolo dell'opera si deve al Vasari che la denomina "Allegoria della Primavera", il quale individua nella figura femminile centrale Venere.
L'uso dell'allegoria e dei tanti riferimenti letterari e filosofici hanno alimentato numerose interpretazioni della composizione con chiavi di lettura spesso molto varie e fantasiose. La più accreditata sembra, comunque, quella che lega l'opera alle teorie neoplatoniche ed ai discorsi filosofici dell'Accademia Neoplatonica di Firenze e dell'alchimista Marsilio Ficino. L'allegoria descriverebbe, infatti, quel processo di trasformazione, sostenuto dagli alchimisti, della pulsione fisica in consapevolezza creativa.
Partendo da destra, infatti, troviamo due alberi inclinati dalla forza e dall'impeto del vento Zefiro nell'atto di possedere la seminuda ninfa Clori, simbolo della terra sterile che, fecondata, si trasforma in Flora. Nell'atto di assecondare Zefiro lo sguardo della ninfa è sensuale, e le emozioni suscitate dal desiderio sono simboleggiate dal filo di fiori che esce dalla sua bocca, mentre il vento si colloca alle sue spalle, quasi a voler raffreddare le tentazioni. Clori rappresenta l'uomo che agisce impulsivamente soddisfando i suoi bisogni e i suoi desideri senza riflettere. Per l'alchimia rinascimentale l'anima di Clori non va inibita ma aiutata a controllare i suoi impulsi attraverso una riflessione che induca ad un intervallo tra la pulsione e la soddisfazione del desiderio carnale, ovvero il passaggio da sensazione a sentimento. Ed è proprio da questo contenimento che emerge la primavera, ossia Flora, che distribuisce i fiori al vento, simbolo di consapevolezza creativa.
Al centro della tavola, in posizione arretrata in una sorta di nicchia naturale creata dalla vegetazione, è rapresentata la Venere Humanitas, una Venere terrena diversa da quella della "Nascita di Venere" che, con atteggiamento casto e dignitoso, rappresenta l'anima razionale per la quale la trasformazione dei sentimenti morali in valori è spontanea. La Dea indica le tre Grazie verso le quali Cupido, che aleggia bendato sul capo di Venere, scaglia un suo dardo a rappresentare la volontà di conquistare bellezza, castità e piacere.
Per gli alchimisti l'anima alchemica (Clori, Flora, Venere) è solo una fase di transizione verso la mente, Hermes, ossia Mercurio, che è un'evoluzione delle metamorfosi delle figure femminili. Mercurio è l'ultima figura rappresentata, caratterizzata dai calzari alati e dal caduceo che usa per dissipare le nubi, cioè il fumo dei desideri e delle illusioni.
Il messaggio finale sembrerebbe, quindi, che il contenimento delle pulsioni carnali e la trasformazione dell'istinto sessuale in sentimento e poi in creatività conduca alla superiorità dello spirito.
Che poi Pasolini diceva che "La società preconsumistica aveva bisogno di uomini forti, e dunque casti. La società consumistica ha invece bisogno di uomini deboli, e perciò lussuriosi. Al mito della donna chiusa e separata (il cui obbligo alla castità implicava la castità dell'uomo) si è sostituito il mito della donna parte e vicina, sempre a disposizione" e allora...
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