H.P. Lovecraft, negli ultimi della sua vita, scrisse,in un momento di sconforto, una lettera dove sottolineava come nessuno scrittore di sua conoscenza (lui compreso) avesse mai raggiunto le vette di terrore cosmico di Edgar Allan Poe. Si tratta obiettivamente di un giudizio esagerato: Lovecraft d’altra parte ha sempre teso a sminuire il valore della sua produzione ma, nondimeno, questa lettera mette in luce ancora una volta uno dei concetti chiave della sua filosofia estetica. In base a tale riferimento diventa molto interessante sapere quali fossero i legami profondi tra il bostoniano e il solitario di Providence. Per soddisfare la curiosità finalmente esce in e-book l'eccellente saggio di Sandro Fossemò intitolato Il Terrore Cosmico da Poe a Lovecraft”, il quale è dedicato all'analisi dei differenti modi di esprimere il "terrore cosmico" nei due noti scrittori del fantastico.

Per Jacques Bergier Lovecraft era un “Poe cosmico”. Si tratta di una definizione affascinante e a suo modo azzeccata. In realtà sono autori che partono da un background diverso: Poe è infatti imbevuto culturalmente dall’idealismo romantico, mentre Lovecraft parte dalle basi del materialismo scientifico. Ma, detto questo, Lovecraft considerava Poe il più grande di tutti soprattutto in virtù della sua sensibilità decadente e del suo stile che gli ha fatto raggiungere livelli di pura arte sublime (Lovecraft direbbe appunto :“terrore cosmico”) tanto da influenzare Baudelaire e tutto il simbolismo francese. Non a caso De Turris e Fusco inserirono il frammento di Poe Il faro nella vecchia edizione dell’antologia “I Miti di Cthulhu (inspiegabilmente tolto nella recente ristampa negli Oscar Draghi Mondadori) per mettere in luce la connessione fra i 2 scrittori. Fossemò sottolinea acutamente come il terrore cosmico lovecraftiano, nonostante le varie differenze, (Borges lo considerava un involontario parodista di Poe) si trasforma da quello di Poe in un'affascinante e originale “evoluzione materialistica e mitologica”, fino a raggiungere una sorta di “fantascienza orrorifica” anche se, per essere più precisi, dobbiamo ricordare che il compianto Giuseppe Lippi parlava di “fantascienza nera”. Per Poe il terrore viene dall’anima ma per Lovecraft invece fuoriesce dal Caos Cosmico. Alla fine “il terrore dell’anima” di Poe sfocia nel terrore cosmico. Basta pensare al terribile finale presente in racconti come “Metzengerstein” o “La caduta della casa Usher”. Al contrario Lovecraft fa ,come dire, “esplodere” l' orrore cosmico nel delirio dell’anima.

Per comprendere a fondo il pensiero di Poe, citato non a caso da Fossemò, occorre leggere il lungo saggioEureka”, in cui Poe sostiene “che tutto è stato creato dalla volontà di Dio” ; qui si colgono echi dell’idealismo romantico di Schelling e del filosofo tedesco Schleiermacher. Lovecraft all'opposto si ispira molto al pensiero di Schopenhauer e, in parte, anche a Nietzsche dove nel saggio viene fatto presente la teoria dell’Eterno Ritorno e, in questo senso, si cita il sottovalutato racconto lovecraftiano “La morte alata”. Eugene Thacker, sul pessimismo cosmico di Schopenhauer, ha fatto un notevole studio nel suo fondamentale saggio “Tra le ceneri di questo pianeta”, dove scrive : “In quanto a misantropia metafisica e pessimismo cosmico, Schopenhauer non ha rivali. E se volessimo cercare qualcuno in grado di rivaleggiare con Schopenhauer non dovremmo rivolgerci alla filosofia, ma a quegli autori horror soprannaturali come H. P. Lovecraft, le cui storie evocano un bagliore di quella che egli definì esteriorità cosmica”. Sicuramente un altro filosofo importante da ricordare quando si parla di Lovecraft è Oswald Spengler e, in particolare, il suo fondamentale volume “Il tramonto dell’occidente”, le cui considerazioni sul declino della civiltà occidentale erano fatte proprie da HPL. Nel saggio si accenna che oltre a Poe c'è stata l'influenza di Lord Dunsany e Machen nel terrore cosmico lovecraftiano. Il collegamento è senz'altro vero se pensiamo alla cosmogonia di Lord Dunsany oppure al gallese Arthur Machen ,con la sua idea dell’esistenza del Piccolo Popolo e con l’accenno all’esistenza di una dimensione occulta della realtà celata ai nostri occhi. Ma non dobbiamo dimenticare di aggiungere anche Willian Hope Hodgson che, seppur con alterni risultati stilistici, ha nondimeno influenzato, con il suo cosmicismo nero e apocalittico, l’ultima produzione di Lovecraft. Nel suo noto saggio “L’orrore soprannaturale in letteratura” Lovecraft scrisse a proposito del romanzo di Hodgson “The House On The Borderland” che “I vagabondaggi dello spirito del narratore attraverso illimitati anni-luce di spazio cosmico e kalpas di eternità, e la sua cronaca della distruzione definitiva del sistema solare, costituiscono qualcosa di quasi unico nella letteratura contemporanea”. Ancora oltre si spinge il ponderoso (forse troppo) ed eccessivo “The Night Land” (recentemente ristampato da Fanucci). Probabilmente è proprio nelle immagini piu apocalittiche di Hodgson che troviamo l’essenza del vero terrore cosmico teorizzato da Lovecraft (sicuramente Hodgson conosceva Poe ma non aveva letto Lovecraft). Alla fine il problema di Hodgson è la discontinuità stilistica che inficia in parte il risultato finale. Lovecraft ha codificato e portato alla perfezione le visioni di Hodgson creando con il “cosmic horror” un vero e proprio genere letterario collegato alla fantascienza ma che, allo stesso tempo, vive di vita propria. Fritz Leiber l’ha definito in questo senso “un Copernico letterario”. Non bisogna dimenticare a questo proposito il periodo storico in cui si trova ad operare Lovecraft in cui la scienza stava sgretolando le antiche certezze e aveva fatto intuire nuovi orrori che si nascondevano nel cosmo. Era anche il periodo di Freud e della psicanalisi con l’importante scoperta dell'inconscio e dei suoi fantasmi. Tuttavia Lovecraft disprezzava Freud e le sue teorie ritenute da lui puerili e, pur essendo ateo e materialista, non era però un positivista radicale oppure un arido scientista. Il grande merito di Lovecraft è stato quello di aver svecchiato i vecchi orpelli della narrativa gotica come vampiri, fantasmi e demoni ma senza dimenticare in ogni caso il fondamentale influsso di Poe con il suo terrore dell’anima che si proietta verso l’esterno, fondendosi con un terrore metafisico e cosmico. Oggi la situazione si è ribaltata e sembra che la narrativa horror tenda a recuperare i vecchi topos in una versione aggiornata che possiamo notare con il successo di Stephen King. A quanto pare i tempi di Lovecraft o di Poe non sono poi così lontani e il saggio di Sandro Fossemò ne è una prova...

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