I Savage Republic si formano a Los Angeles, sulle ceneri degli Africa Corps, nei primissimi anni 80 intorno alla figura del chitarrista Brian Licher, studente alla UCLA.

Considerati comunemente la punta di diamante della scena 'trance' californiana, il loro sound va, però, molto al di là di qualsiasi etichetta gli possa essere stata applicata e l'esordio "Tragic Figures" (Indipendent Project - 1982) è il fulgido esempio di un nuovo modo di concepire la musica rock.

Partendo dalle istanze della scena post-punk britannica, P.I.L. e Joy Division vengono dilaniati da taglienti chitarre desertiche e triturati da pesanti ritmiche tribali, spesso ottenute percuotendo latte di olio, bidoni e tubi metallici, nell'iniziale "When All Else Fails?" i primi o nella splendida "Film Noir" i secondi. L'amore per la filmografia trova sfogo nella visione deviata del Morricone più western in "O Andonis", mentre le ossessioni più oscure escono violente nell'orgia tribaloide di "Kill The Fascists!" o in quella schizofrenica della title-track.
Ma il massimo lo raggiungono nelle mini-suite "Exodus" e "Percussion". Nella prima i Savage Republic si lanciano in una piéce che tenta di disintegrare tutti gli insegnamenti del 'krautrock', arrivando a tracciare la strada che una quindicina d'anni più tardi verrà percorsa da Mogwai e Godspeed You Black Emperor!, dove l'inquietudine più spaventosa viene dilatata nel tempo e nello spazio fino a materializzare nitidamente le angosce nel nostro cervello, danzandoci dentro in un mantra estatico. Nella seconda il post-rock (ancora a venire) scarno e chitarristico degli Slint diventa percussione ossessiva che tramuta in anthem spaziale a supportare le invettive vocali che richiamano da vicino il Johnny Lydon più lucido ed inspirato.
Non mancano all'interno del disco episodi di sperimentazione sonora come l'industrial-noise di "On The Prowl", il post-hardcore di matrice kraut di "Flesh That Walks" o gli echi ancestrali della percussiva "The Empty Quarter".

"Tragic Figures" è ancora oggi uno splendido album che non tradisce assolutamente il tempo trascorso, ma che al contrario contiene idee e soluzioni non ancora esplorate nell'infinita produzione musicale rock. L'edizione originale in vinile si caratterizzava per la completa presenza di scritti in lingua araba e la numerazione a mano di ogni copia da parte dello stesso Licher, mentre la ristampa in cd contiene ben sette bonus tracks, pescate dai primi singoli della band.

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