Riprendere la lezione dei Mostri Sacri, affinare la propria proposta musicale, sfornare un album Death Metal che sappia emergere nel momento di saturazione che tramite il file sharing il genere ha da qualche anno a questa parte (non la si legga come una critica a questo fenomeno, non sia mai), impossibile ? No, gli egiziani Scarab riescono in tutti e tre gli obiettivi.

Formatisi nella terra dei Faraoni nel 2006, dopo un convincentissimo EP di tre pezzi nel 2007, gli Scarab provenienti dal Cairo danno alla luce nel 2009 "Blinding the masses", ufficiale debutto auto-prodotto (ma si sono recentemente accasati alla Osmose Productions, speriamo in vista del seguito) debitore principalmente di Nile e Morbid Angel; il marchio della band di Karl Sanders è evidentissimo nelle tematiche tutte rivolte alla cultura e alla spiritualità della loro terra madre, il combo di Azagthoth che già a sua volta aveva influenzato pesantemente i Nile (a tutti gli effetti una sorta di Morbid Angel più brutali degli anni 2000) porta in dote soprattutto la composizione di riffs sinuosi e mai banali, una sezione ritmica precisa e combattiva e una voce cavernosa e potente.

Sotto il profilo esecutivo le qualità non sono certo al livello dei Nile ma la voglia, la passione e le capacità vengono ben trasmesse dall'intrecciarsi di riffs brutali, soli epici ed orientaleggianti, blast-beats potenti, una menzione più specifica la merita comunque il vocalist, Sammy El Sayyed, capace di far ritornare alla mente il David Vincent di un tempo.

"Blinding the masses" è un prodotto vincente anche e soprattutto perchè non si dilunga, non si "perde in chiacchiere": 7 tracce più intro d'atmosfera ("Into the dunes"), un concentrato death metal compatto, omogeneo, che non si perde mai nel rumore fine a se stesso; pezzi come "Valley of the Sandwalkers" (uno dei migliori pezzi death metal ascoltati negli ultimi anni che sanno ben assimilare tutti gli elementi della forma-canzone), la complessa e frenetica title-track, la trascinante "Eye for Sanity" o l'incalzante "Leaders of Agony" sono sicuramente i tasselli più d'impatto e violenti di questo colorito mosaico.

Mosaico che presenta anche elementi più ragionati, più curati, con un buon gusto della melodia, basta pensare alla lunga e riflessiva introduzione di "Ankh" che comunque sfocia nel massacro death del finale, stesso discorso per la bellissima "Devourer of the Unjustified" con una piccola intro che alimenta tensione per l'inizio coi fiocchi del pezzo vero e proprio e il suo ritornello cadenzato (molto apprezzabile anche il lavoro di basso che si mette in risalto soprattutto durante questa traccia); anche la conclusiva "War To End" fa parte di quel settore dell'album più complesso e meno d'impatto, anche qui introduzione soft per poi finire comunque immischiati in un convincentissimo death metal suonato e interpretato davvero con maestria.

Far uscire un disco Death Metal davvero degno di nota di questi tempi è cosa rara, gli Scarab probabilmente (ma non darei tutto cosi per scontato) non saranno ricordati negli annali del Death Metal tra dieci o quindici anni (sempre sperando che il Death Metal, quello vero, ci sia ancora) ma comunque hanno una dedizione per un genere che tutto è stato negli anni tranne che modaiolo (checchè ne dicano i blackster norvegesi) sicuramente da premiare.  

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