Tampa è considerata la capitale statunitense dei fulmini, pare infatti che d’estate i temporali siano all’ordine del giorno, saette sfolgoranti che squarciano il tetro cielo alla velocità della luce e tu che cominci a contare quanti secondi dopo arriverà l’assordante rimbombo del tuono. Quale sia il collegamento tra questo clima e la nascita del death metal in Florida non lo so con esattezza, ma sicuramente quando il cielo diventa nero qualcosa cambia nell’animo dell’uomo.

Tutto questo discorso per dire che i Seance sono sicuramente meteoropatici, il loro stile di death metal tipico di chi proviene dalla baia di Tampa, no aspettate qualcosa non quadra, meglio ricominciare…

Gelidi venti soffiano sulle lande svedesi, il poco sole non riesce mai a scacciare il freddo, bisogna aggrapparsi a qualcosa per andare avanti, la bottiglia è una soluzione facile ma pure il death metal è una valida alternativa. Chitarre sferraglianti come motoseghe impazzite, quell’attitudine hardcore mai troppo celata, suoni caotici e tanta atmosfera, questa è la via della mano sinistra, il cammino che ogni gruppo death svedese deve seguire, come appunto i Seance, nati e cresciuti a Linköping. No però anche qui qualcosa non va…

La verità è che i Seance sono sì un gruppo svedese, ma suonano come un gruppo americano. Il suono è pulito e dinamico, ricco di cambi di tempo, l’oscurità che si viene a creare è asettica e distante, come se la loro musica fosse un racconto in terza persona, la narrazione della storia di qualcun altro. Il death svedese, ma anche quello finlandese o europeo più in generale, è invece più passionale, molto più intriso di sentimento, vissuto in prima persona, almeno questo è quello che ho sempre pensato riguardo alla differenza di attitudine tra le due sponde dell’Atlantico e l’unica eccezione che mi viene in mente sono i Death, ma d’altronde i Death sono il Gruppo Death Metal.

Stile floridiano dunque per questi cinque ragazzi scandinavi già a partire dall’album di debutto, musica potente e ben suonata che ricorda i Malevolent Creation e soprattutto i Brutality, che in realtà hanno debuttato un anno dopo pur essendo nati tre anni prima. Copertina ad opera di Dan Seagrave, come tutti i grandi del genere, e tanta attitudine fanno di questo album un classico minore, a cui manca solo un pizzico di personalità, quel qualcosa in più che rende il gruppo riconoscibile da tutti gli altri.

Un ascolto comunque consigliato agli amanti del genere, un disco che merita venuto alla luce nel momento giusto ma forse nel posto sbagliato.

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