A Segesta, in Sicilia, vi è un tempio che è la perfetta rappresentazione scenografica dell’abilità umana; è qui che ho visto come l’uomo abbia saputo unire logos, mythos e tempo insieme. Naturalmente il concetto di tempo è cambiato, più lento e cadenzato per gli antichi, veloce e meccanico per l’uomo moderno, ma le sensazioni che si provano a Segesta sono ancora intatte. Il tempio greco è fatto per essere visto da fuori, camminando lungo il peristilio (passo-passo-passo, colonna-vuoto-colonna, ombra-luce-ombra); oppure da lontano, quando il sole illumina la facciata principale rivolta a est, e quando tramonta sul lato opposto.

Se percorri la strada che da Trapani va a Palermo il tempio di Segesta è lì alla tua sinistra, per noi che corriamo in macchina sono pochi attimi: solamente il tempo di veder apparire dal nulla prima il frontone e la trabeazione, poi le colonne. Un lampo di riflessi e l’immagine del tempio appare davanti a noi in tutta la sua maestosità, pochi secondi ed è già tutto finito, il tempio scompare oltre la collina.

Logos o mythos? Verità o finzione?

E’ stato con Caravaggio che ho scoperto come si può rappresentare il tempo più lungo, in altre parole l’infinito, e il tempo più breve, cioè pochi attimi.

Le opere sono entrambe a Roma, la prima l’ho vista molti anni fa. Scendevo dal Pincio in una giornata così calda e afosa che una nebbia di vapore saliva da Piazza del Popolo. La chiesa ai piedi della scalinata era aperta, pensai: fresco, calma, pace ... infilai la porta e fui avvolta dalle tenebre.

Per vedere la cappella Cerasi si doveva infilare una moneta e al ticchettare di un congegno le tele di Caravaggio s'illuminavano.

La 'Crocifissione di San Pietro' è su un lato della cappella, ed è la rappresentazione più cruda e spietata della morte in diretta che abbia mai visto. La stupefacente macchina compositiva di Caravaggio crea angoscia soprattutto perché, pur avendo un inizio, è priva di una fine: tutta la struttura del dipinto s'impernia su di una curva che fa proseguire, all’infinito, l’azione del dramma in atto.

Ti dirò di più, per aumentare la forza dello scandire del tempo Caravaggio riesce a utilizzare i suoni. Sembra incredibile ma è così, nella 'Crocifissione di San Pietro' le immagini sembrano accompagnate dal cigolio del legno e dai rumori soffocati degli operai che lavorano alle corde per alzare la croce.

Ed è sempre con i rumori di sottofondo e le parole, che Caravaggio sembra accompagnare l’azione fulminea che si svolge in una bettola. E’ qui che il pittore ha ambientato, sempre a Roma, la 'Conversione di San Matteo' nella cappella Contarelli, in San Luigi dei Francesi.

I fatti: nell’interno buio e polveroso di una stanza degli uomini stanno giocando seduti a un tavolo, si apre la porta e una lama di luce illumina la scena, due persone entrano e Matteo alza gli occhi sorpreso.

Tutto accade in pochi istanti, i due sconosciuti sulla porta sono Gesù e Pietro, Gesù alza un braccio e indica Matteo:

- tu - dice Cristo,

- io? - chiede Matteo,

- tu - ripete Pietro.

Fine della storia.

Questa sì che è concisione: perfetto calcolo di tempi e ritmo attraverso le immagini.

- ‘Had we bat world enough and time ....’ Se soltanto avessi più spazio e più tempo’ ... come disse il poeta Andrew Marvell alla sua timida e ritrosa amante.

Anch’io non ho più né spazio né tempo per parlarti di quello che mi hai chiesto ...

Così dicendo prendo in mano la matita e ricomincio a disegnare.

- E’ vero non c’è più tempo - dici, poi ti giri sulla sedia e torni al tuo disegno.

All’improvviso alzi la testa e chiedi:

- Stamattina l’hai visto anche tu un gatto davanti alla porta?

O era ieri?

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