Ricordo che qualche manciata di lustri fa, quando indossavo ancora un grembiule blu con fiocco rosso per andare a scuola, nei pomeriggi liberi dagli impegni (quasi tutti), amavo molto ascoltare le fiabe di Andersen, o quelle rivedute da Disney attraverso dei meravigliosi dischi a 45 giri, egregiamente pubblicati dai Fratelli Fabbri. Erano pochi minuti intensi che riuscivano ad estasiare le giovani memorie dei bambini dell'epoca, bambini non ancora rincitrulliti dall'onda inarrestabile della tecnologia. All'epoca pochissimi eletti possedevano il famigerato Commodore 64 o il fratello minore Vic-20 che prevedevano molti minuti di attesa per caricare e mostrare sul televisore di casa, salvo occupazione per telenovelas o partite di calcio in chiaro, il videogioco all'ultimo grido. Il primo pc ad entrare a casa mia fu un "Olivetti Prodest" in linguaggio basic, mentre avevo dilapidato diverse paghette al bar (400 lire al giorno e 1000 lire la domenica grazie alla buonanima di mio nonno) per cercare di terminare "Ghost 'n goblins" o "Double dragon" (per non parlare di Dragon's lair).

Mio padre, un giorno mi propose di ascoltare una fiaba diversa. Diversa tra virgolette in quanto ero cresciuto ascoltando musica classica. Allora mi propose di ascoltare qualcosa di anomalo, un intreccio tra fiaba e musica classica e mi ritrovai tra le mani un 33 giri su cui era riportato, in uno stile simile al naif, un paesaggio rappresentato da una casetta circondata da una staccionata, un albero, un piccolo stagno e una foresta che fungeva da cornice. "Sergej Prokofiev - Pierino e il lupo" narrata da Eduardo De Filippo (e che narrazione!). Non conoscevo il compositore. Anni dopo scoprirò che aveva musicato i film di Eizenstejn e che la meravigliosa "Danza dei cavalieri" contenuta nell'opera "Romeo e Giulietta" suonava nella colonna sonora di una rèclame del profumo "Egoiste", dove qualche decina di modelle attaccavano, affacciandosi a delle finestre, urlando l'epiteto che battezzava il prodotto, un presunto adone che le rispondeva appoggiando la boccetta sul bordo di una ringhiera da balcone. Il narratore lo conoscevo benissimo. Mi aveva fatto sbellicare dalle risate con l'emissione di un "pernacchio" al Duca Alfonso Maria di Sant'Agata dè Fornari.

Dal momento che il mangiadischi di plastica rosso era fuori uso, approfittai, con la dovuta attenzione, del giradischi paterno, orientando il lettore sui 33 giri e avendo cura di riporre nello spazio apposito, il dischetto da hockey valido al funzionamento dei 45. Non avrei mai pensato che qualcuno avesse avuto un'idea del genere. Qualcosa di eccezionale si stava impossessando delle mie facoltà. Degli strumenti quanto mai azzeccati che sostituivano i movimenti, le voci, i versi, le azioni dei personaggi di questa favola assolutamente straordinaria. Pierino, il protagonista, musicato da una piacevole sequenza ad archi dove si può immaginare un vispo bambino che saltella spensierato in un prato fiorito. Segue l'Uccellino, allegro, agilissimo, animato da un flauto traverso, il Gatto, furbo, sornione, descritto da un clarino, l'Anatra, felice nel suo stagno, forse un po' ingenua, interpretata da un oboe, il Nonno di Pierino, brontolone, severo, adagiato dal fagotto, i Cacciatori rappresentati dalle trombe e i loro potenti fucili (magari a canne mozze) dai timpani. Chiude il co-protagonista: il Lupo, musicato dai corni. Non nascondo che ad ascoltarlo ne ero terrorizzato, quasi a sentirne il fiato sul collo. Il suo cammino felpato, impercettibile tra le sterpaglie, la feroce incursione estemporanea che squarcia la scena. E' difficile descrivere la magia sprigionata da quest'opera. Le sequenze musicali che accompagnano i personaggi, le scene sono semplicemente perfette, ricalcando con astuzia e magistrale efficacia le immagini che scorrono anche grazie ad una narrazione speciale.

Ritengo inutile raccontare la storia. Invito all'ascolto coloro che non lo hanno mai fatto. Inutile nascondere la dolce nostalgia che pervade questa recensione, quando un gelato costava 500 lire (in banconote), quando la RAI non era ancora Mediasettizzata (Loris Mazzetti docet), quando le foto si sventolavano per farle rinvigorire e quando ci si divertiva con poco o niente e sembrava ci fosse il tempo sufficiente per scoprire quei fattori apparentemente ininfluenti che ti insegnavano in realtà a vivere. Che bei tempi!

Cari genitori, fate ascoltare quest'opera ai vostri figli, sperando che non la preferiscano alla Playstation o alla Nintendo Wii o al feroce scambio di ignobili messaggi al cellulare. Donate un velo di semplice magia ai vostri risultati e se avete tempo, ascoltatela anche voi.

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