Esporre un commento su quello che non solo a mio avviso, risulta come il più bel film mai girato, presenta non poche difficoltà. Tenterò nell'insidiosa impresa con i miei umili mezzi a disposizione. Girato nel 1925, appena vent'anni dopo la scintilla che fece esplodere la rivoluzione sovietica, è suddiviso in cinque episodi ben strutturati e quasi completamente rispondenti ai fatti realmente accaduti all'epoca.

Uomini e vermi - Un mare turbolento che flagella frangiflutti e una esposizione di Lenin, aprono una interessante rappresentazione di una drammatica comparazione dell'uomo con la bestia, sotto il profilo del trattamento. Il marinaio Vakulinchuk, si accorge che la carne destinata al rancio dei marinai, vero motore della corazzata, è avanzatamente avariata. Il diniego è ovviamente collettivo e alla richiesta di somministrazione di un cibo degno di essere consumato, ottengono, come risposta, una materiale forma di tirannia che spesso caratterizza un superiore: la fucilazione per insubordinazione arbitraria.

Da sottolineare l'importanza figurativa delle riprese. In questo e nel prossimo episodio, Ejzenstejn, sostenuto da eccellenti attori non professionisti per una migliore raffigurazione emotiva, si sofferma sui primi piani, cogliendo le espressioni facciali e di animo interiore che appaiono assolutamente spontanee e credibili. Ogni elemento è protagonista del ruolo assegnatogli. Non esistono spregevoli comparsate destinate all'oblio. Il marinaio grintoso, l'amareggiato, il dormiente, l'ufficiale sprezzante, spiritato, prepotente. Anche l'ingranaggio, l'albero, il cannone. Gli scorci sono volutamente ristretti, limitati, in maniera da non lasciare elementi utili ad immaginare le possibili dimensioni della nave, celandone sapientemente, anche l'imponenza.

Dramma sul ponte - Gli uomini, anche se gerarchicamente inferiori, hanno una dignità e la vita di ognuno ha un valore. Se un trancio di carne palesemente avariata ha più consensi dell'utilità morale e meccanica di un marinario, è preferibile più la morte per esecuzione a fuoco che convivere con animali travestiti da uomini. Di fronte a inquietanti fucili espressi in carica paralleli al terreno, fremono, a testa alta, i marinai che hanno espresso diniego. Avviene il primo miracolo: non posso sparare un uomo a me simile e per giunta nella ragione. Le canne calano e un ammutinamento sommerge le infervorate richieste di far fuoco sui ribelli.

Il sangue grida giustizia - Vakulinchuk prende possesso dell'incrociatore ma nel bel mezzo della rivolta viene colpito a morte da un ufficiale dimenticato. Lo sdegno è traboccante. La nave attracca al porto di Odessa e il corpo del prode marinaio viene innalzato come simbolo delle vittime del cancrenoso potere dei superiori. Per la gente comune Vakulinchuk è un eroe, così come per le persone che posseggono un minimo di umanità. Purtroppo non è lo stesso per le milizie dello zar, che stanno preparando una violenta reprimenda armata contro la popolazione radunatasi in una manifestazione di protesta.

Le immagini si estendono, le espressioni assumono altri protagonisti, dall'uomo che fuma alla madre piangente, l'anziana che chiede giustizia e l'idiota che dispensa velleità. Inizia ad emergere l'imponenza della corazzata cavalcata da grappoli di uomini e i paesaggi assumono la loro importanza figurativa.

La scalinata di Odessa - L'emblema dell'arte cinematografica. Durante i calorosi saluti del popolo all'umanità dell'equipaggio, la gioia viene frammentata dai proiettili infami dei cosacchi che caricano la folla accalcata sui gradini a colpi di fucile. Il panico si estende rapidamente sugli innocenti che vengono eliminati senza remore dalle truppe zariste. Lo sguardo glaciale della madre che si accorge del figlio colpito e calpestato ha pochi eguali in intensità emotiva. Ciò che segue è storia. La madre che avanza trasversalmente, sola e disarmata con in braccio il figlio morente che viene crivellata dopo aver diviso in due lo scenario è arte allo stato solido. Inani sono le richieste di cessare il fuoco, dove la bestialità umana non si ferma neanche di fronte ad una madre con il bimbo in una carrozzella. La scena della stessa che rotola singhiozzando per la gradinata non ha eguali in bellezza e perfezione, nonostante vari tentativi di imitazione. Lo sguardo di una donna incredula colpita all'occhio si dissolve per dare spazio all'ultimo episodio.

Il passaggio attraverso la squadra - Le immagini si concentrano di nuovo sugli elementi protagonisti. L'uomo cede il posto alla macchina e in questo episodio sotto i riflettori si espone l'incrociatore in tutta la sua potenza. Dai colossali pistoni del motore, ai tachimetri, dai cannoni in tridimensionale ai proietti, dalle postazioni di fuoco in prospettiva ai timoni. La Potemkin deve essere abbattuta. Le corazzate zariste avanzano preparandosi all'esecuzione, i movimenti animati dei cannoni pronti a vomitare fuoco fanno davvero rabbrividire ma quando sembra che stia per alimentarsi una battaglia navale avviene il secondo miracolo: la parola FUOCO! si tramuta con un sorriso in FRATELLI! I marinai si affacciano sul ponte e salutano con profonda emozione i fratelli dell'altra imbarcazione e insieme solcando un mare tranquillo, in una sequenza dove la corazzata assume tutta la sua imponenza squarciando lo scenario, navigheranno verso la libertà.

Questa grandiosa opera dello straordinario maestro sovietico, insieme a qualche pellicola di Murnau e Griffith, non fanno parte della storia del cinema, SONO, la storia del cinema. Film comunista ma sul serio, dove esiste una purtroppo oggi utopica, riconoscenza dell'uguaglianza e della comunanza tra uomini e beni. Occultato nel periodo nazi-fascista (ma guarda un pò), venne recuperato e diffuso capillarmente nell'immediato dopoguerra e quindi, idolatrato per quello che in realtà vale. La corazzata Potemkin E' il cinema.

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