Che volete farci? Resistere al fascino di Clint, il cui volto potrebbe essere preso e poggiato sul monte Rushmore a fianco di Roosevelt, è difficile per un vero uomo come me e molti altri che gravitano dalle parti di DeBaser..
Dovevo chiudere i conti con questo film; dovevo pagare un debito verso la pellicola che mi ha fatto innamorare del cinema e delle eccezioni del cinema. Insapiditami la lingua con forti gusti di nachos al guacamole, salsapariglia e orecchiette con cime di rapa (la corrispondenza tra sud Italia e Italian western la svelo tra poco) nel corso di questi secoli di mia vita, se ciò è andato così lo devo a questo ponchowestern.
1976. 11 anni (ero un bel bambino, poi son diventato un bel loffione); perdere la verginità cinematografica con l'ingresso al cinema senza genitors a vedere "Per un pugno di dollari" in quel di ripresa primaverile dei westar di Leone, che permettevano di rimpinguare le casse dei cine nei momenti di smorta. Avevo in orecchio questo titolo (dopo 12 anni l'eco s'arrisentiva ancora in giro pe' l'Italia e al cine escivano ancora bucatiniwestern; anche se la ggente cominciava ad averne una stufa dopo titoli come "Gli fumavano le colt...lo chiamavano Camposanto", "Mi chiamano Tresette, gioco sempre col morto") e corsi felice in quel del cinema San Marco, ora libreria Montatori. Il San Marco era bellissimo, poi ci vidi anche 2001, e ancor oggi mi manca: se ho nostalgia vaggo all'Excelsior a Mes3, che gli rassomiglia un po' (andai a vedere "Jackie Brown" e mi sentii a casa...).
Eravamo in 6-7 in sala, era lo spettacolo degli sbarbi, quello delle 15. Alcune sigarette sfumazzavano d'in tra le cadreghe... buio in sala... la Unidis film presenta... amore a prima vista (all'epoca ci avevo 10 decimi)...
Dopo alcuni exploit ne cinema peplum ("Il colosso di Rodi"), Leone decise di girare un western: già 23 ne erano stati realizzati in Italia, senza contare le produzioni tedesche tratte dai romanzi del Salgario tetesko, Karl May (Maggio non Marx...o); al tempo i producers trangugia e divora Papi e Colombo dissero a Leone che c'eran gli spicci di "Le pistole non discutono" del buon Caiano Mario (autore dell'imperdibile "Il mio nome è Shangai Joe") e che se ne poteva pure fottere di dare i schei alla Toho film per i diritti di "La sfida del Samurai" di Kurosawa, che tanto chi se lo curava un western da sala di seconda visione, figuriamoci i Jap.... un western uscito per la Unidis film il 14 agosto 1964; fosse stato pure un giappo in giro per Roma ti pare che il 14 agosto 1964 va a vedersi un westernnoodles, in lengua nostrana, in un cinemetto non climatizzato?
Eh Eh: fatto sta che i pochi (credo) avventori, entusiasti del ponchato gringo irsuto, abbiano spifferato in longo ed in largo la saturante delirante efficacia di questo crudo western, un po'harlequin servitore di 2 padroni, un po' Cena delle beffe. e da allora le masse, fottendosene del mare color del Marino, scamparono entro al cine a vedere le avventure del pistolero scognomato, solo alle prese con due famiglie di ruffiani paraculo, quella messicana con figlio di madre ignota Ramon (Volontè, fantastico come sempre, doppiato da Nando Gazzolo, purtroppo), quella americana con matriarca domino, vestuta di nero prima della vedovanza.
Si narra che in un cinema la gente sfracassò il botteghino per entrare: pensate, sulla banda sonora i primi KABLAMMM!, poi campionati in TUTTI i westernspags, i primi piani sempre più drento le rughe, come "brulli paesaggi", l'isteria recitativa di Volontè contrapposta alla flemma bondiana di Clint, 'n amerecano vero poi, fico fico, lungo lungo (metri 1.95; nelle pause dormiva in una 500 poi si stiracchiava et voilà perfetto per la scena); dove tutti erano trucidi, zozzi, ghignosi, con delle grelle di denti manco fossimo allo zoo. e i costumi recuperati alla Western Costumes, in Uessei, ma negli scarti di magazzeno (credo che il poncio di Clint sia esposto al Louvre ora, m'informo). E i peperoncini e le pennole di pomidori secchi da farci sentire a casa, nella bella Itaglia del sud, dove questo film sembra esser girato.
Insomma, tale fu il successo che la Unidis non ci credette, Leone venne reclutato da sor Alberto Grimaldi, il supermegaproduttore, per il forzato seguito a cui viene questo qualche dollaro in più. Per un pugno fece il giro del mondo e arrivò in Giappon; i gialli van matti per i vesternitagliani, perchè sempre ci trovano una correspondenza col loro ronin storico: e come non amare un western strasaturo col protagonista che altro non è che il Sanjuro del meraviglioso "La sfida del samurai". Così la Toho film vide il filmone e ovviamente fece causa alla combriccola italianromana, che perse la causa (sfido io il film nostrano era paro paro...). Ancor oggi sti fij de 'ndrocchia detengono parte dei diritti compreso quello dello sfruttamento della pellicola in Japan e zone limitrofe.
Bella pacca di soldi persa... ma tanto ormai Leone era divenuto un dio.
In retrospettiva molti sono i difettucci che si incontrano in Perunpugno: a parte il goof di Clint durante il duello che carica la pistola (col calcio col serpente intarsiato, presente in tutti i western di Leone) di un solo proiettile e poi fa ruotare il tamburo manco fosse la rulet russa... bel culo c'ha avuto Clint, il film non regge l'intensità dell'originale di Kurosawa nè Eastwood è Toshiro. I soldi eran pochi pochi picciuli e ogni tanto il film è tirato via nei particolari, la nuit americaine durante gli inseguimenti è palese come la luce del giorno. Le facce degli attori secondari sono le solite facce laziali che persevereranno anche nei capolavorisss di Leone, inficiandone la totale sufficienza estetica. Il deguello lo ha rubato da "Un dollaro d'onore". E non è vero che Leone inizia la demitizzazione del genere west and soda. Intanto non siamo nel west: e questo non è per forza un difetto. Siamo in una zona franca di emozioni, sensazioni, luci e colori che magari farà godere di più l'occhi di molti ma non siamo nel west. Semmai siamo ad Ostuni ma non nel Texmex. Poi Leone è uno stilista: a lui interessa l'immagine, l'effetto potente, l'etasi della violenza, tra lenti gesti e rapidissimi duelli (molto giapponese in questo). Ma non gli interessa sbrindellare l'epopea del west. Con ciò non si vuol qui negare la potente influenza che il Sergio ha diffuso nel cinema tout court; a parte la miriade di imitazioni e la nascita dell'ultimo grande filone del cinema pop italiano, Leone traccia un filo rosso fino allo stracitato Tarantino (uh, sempre in Puglia stiamo).
Ma... nonostante "i segni blu e rossi della matita (O.De Fornari "Sergio Leone")" e grazie soprattutto alle musiche dell'Ennio (firmate Dan Savio) "Per un pugno di dollari" resta negli annali di sempre come examplo di quanto potente sia la forza del cinema popolare!!!
pseudonimi principali: BOB ROBERTSON=SERGIO LEONE; JOHN WELLS=GIAN MARIA VOLONTE'; DAN SAVIO=ENNIO MORRICONE; FRANK PRESTLAND=STELVIO MASSI; BOB QUINTLE=ROBERO CINQUINI; MAX DILLMANN=MASSIMO DALLAMANO
Certo ne avevano di fakes sta gente: manco fossero su DeBaser..
Eppure, nonostante ciò 'Per un pugno' resta uno dei più divertenti, memorabili esempi di cosa è stato il cinema popolare.
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