Ci sono dischi nella carriera di alcuni artisti che segnano un punto di non ritorno, un varco il quale una volta trapassato segnerà inevitabilmente un prima e un dopo. Sam Shackleton geniale esploratore di suoni, reduce dagli anni delle strepitose uscite per l' etichetta Skull Disco e lo spettacolare album "Three Ep's", segnerà nel 2010 con questo dj set per la prestigiosa serie di dj mix del Fabric di Londra il suo personale punto di non ritorno, negli anni successivi la sua musica cambierà, il suo dubstep mortifero e tribale si ammanterà sempre di più di atmosfere ambient rarefatte, soffuse, meno concentrate sul groove, troppo distanti da questi suoi primi, gloriosi anni. Un calvario, un rituale sacrificale, un' estenuante mattanza grondante sangue, questo è Fabric 55, ogni brano confluisce nell'altro in un maelstrom implacabile. Il dj set prevede sia brani inediti e sia rimaneggiamenti e versioni esclusive di brani già editati, tutti a firma Shackleton, fin dalla spettacolare doppietta iniziale "Come up" e "Moon over Joseph burial" l'atmosfera irradiata è plumbea, scheletrica ed emaciata, il corpo in decomposizione del dubstep riesumato da scariche ritmiche e groove devastanti, danze dunque, ma danze di morte, devianti riti sciamanici, scalpi sanguinanti appesi a lance, odore di bruciato. La materia sonora viene trattata da Shackleton con una maestria ed un senso del dramma assoluti, un marasma di percussioni sintetiche iinebria i sensi, incessante, battente ed alienante, le bassline sono abissi profondi, bui e senza fondo, si attorcigliano su loro stesse trafitte da tribalismi sintetici ed ipnotizzanti, le folate gelide di un' elettronica assai minimalista caratterizzano ogni passaggio del disco, le voci che emergono dal tessuto sonoro aleggiano come spettri sul lancinante rituale ritmico. L' elettronica di Shackleton posside in maniera intrinseca un qualcosa di profondamente umano,fisico e primitivista, privo di astrazioni, una delle menti più brillanti ed originali della musica elettronica degli anni 2000, Fabric 55 rappresenta il suo punto di non ritorno, il suo totem, ed alla fine dei suoi oltre 70 serratissimi minuti si rimane lì, con la sensazione di avere ascoltato davvero un qualcosa di irripetibile.

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