Sì, avete visto bene. 5, il massimo dei voti. Fino ad ora i miei 5 sono stati pochi; ho sempre pensato - e se dovessi invece recensire un "For Alto", un "Mass Projection", una "Imaginary Landscape" a caso, in quel caso che voto dovrei mettere? 15, 16? Questa volta non mi farò di questi problemi, e non me li faccio per un motivo preciso; perchè tutti possiate sbattere la testa contro questi pazzi scatenati e non possiate più ignorarli con tanta facilità. Dunque il mio è un voto "politico".
Ci sono gruppi che nascono underground ma non vi sguazzano a lungo, sono quei gruppi che generano attorno a loro un "culto" e che strenuamente lo alimentano. Potrei qui citarvi i Doors, i Led Zeppelin e centinaia d'altri, ma il caso più eclatante e recente sono senz'altro i Tool. Forti di un sound nascostamente accessibile (sì, avete letto bene, i Tool non sono ostici come sembrano, piacciono pure a mia madre), di una immagine da culto immediato, di videoclip esoterico-simbolisti, di corrispondenze numeriche nei cd e cazzi vari, il gruppo di Maynard Keenan si è oramai assicurato uno zoccolo duro di fan-atics che con spocchia li vede come una specie di nuova religione monoteista con cui indottrinare gli infedeli, che, inutile dirlo, non ci capiscono nulla di musica. Lo dico con dispiacere perchè a me i Tool piacciono, ed anche molto. Cosa c'entra questo, direte voi, con gli Shit and Shine? Ci arrivo subito. Lo sapete quale è ora il nuovo gruppo da "se non ti piacciono non capisci nulla"? Sono i Sunn O))). E solo un dio può sapere quanto mi dispiace. Oramai usati come passpartout dai cosiddetti "metallari intelligenti" (ossimoro?) per indicare la loro "apertura mentale" e il loro "stare al passo con le novità", sono diventati il comune denominatore di una nuova figliolanza di alteri sò-tutto-io dell'estremo, che ora si trovano a scoprire l'acqua calda scoperta un po' prima da signori nessuno come La Monte Young e Steve Reich. Ma fermiamoci un attimo. Smettiamola, anzi, lo dico a me stesso, smettila con queste menate. Poniamoci la domanda: ma perchè un gruppo diventa un culto ed un altro no? Perchè i Tool sì e i Jesus Lizard no, ad esempio? La risposta è semplice. Perchè i Jesus Lizard non si prendono seriamente, i Tool sì. Fatte salve alcune caratteristiche che rendono i Tool uno pseudo "gruppo per pochi", la motivazione è quella. Come fai a prendere sul serio uno che dice "il mio gruppo preferito sono i Jesus Lizard" quando sai che il loro cantante massimo alla terza canzone sta buttato per terra con l'uccello in mano? I "metallari intelligenti" hanno bisogno di prendersi sul serio, di pensare a loro come a quelli che "stanno avanti", e chi si prende sul serio ha bisogno di un culto serio. E sfortunatamente i Sunn O))) sono serissimi. Sunn O))) e Shit and Shine hanno abbastanza in comune. I Sunn O))) escono a grandi passi dall'underground, gli Shit and Shine ci restano. "Be', ma sarà perchè i Sunn O))) sono più bravi, no?" No. Potrei anzi dire il contrario. I Sunn O))) possono risultare noiosi, gli Shit and Shine sorprendono, in alcuni casi non poco. Ma ora non giriamoci più intorno.
Gli Shit and Shine sono un duo anglo-texano dedito ad un noise tout court, senza confini di genere. Arrivati dopo l'ancora immaturo "You're Luky to Have Friends Like Us" a una prima prova di sfiancante noise-punk-chissàchealtro con il monolitico "Ladybird" (una unica song con un unico riff ed un unico tempo di batteria per 42 minuti) e passando per il capolavoro "Jealous of Shit and Shine", i nostri arrivano qui al terzo album sulla lunga distanza. E non falliscono. Decidono però di cambiare formula: stavolta si bada alla sintesi, per un disco che racchiude tutte le influenze e le vicissitudini del loro sound; via libera quindi al delirio recitativo-percussivo di "Am I a Nice Guy?", per soli voce e batterie (sì, ho messo il plurale), al riffone da metal anni '80 di "Honestly Don't" con il suo minuto e mezzo di durata, alla successiva solistica "Danielle", che bissa il minutaggio della precedente, allo pseudo disco-funky di "Charm and Counter Charm", al power noise di "If You Know Susie", e così via fino alla chiusura di "The Rabbit Song", che come in una fenomenologia hegeliana rappresenta il loro vero spirito: 20 minuti di un riff tanto distorto da essere irriconoscibile. Non voglio perdermi in uno sterile track-by-track, ma qui ogni canzone è diversa dalla precedente, spesso anche radicalmente, con la comune di un livello di malattia sempre ben oltre i limiti consentiti.
Giungendo alle impressioni finali: il disco è concepito splendidamente, impossibile tacciare il gruppo di immobilismo, ogni song è uguale solo a se stessa e soprattutto ognuna ha il dono della sintesi, nessuna dura più del dovuto, anzi qualcuna dura anche meno, (i pezzi in tutto sono 14) ed anche quando il minutaggio arriva a 20 è tutto comunque giustificato e studiato, nessuna gratuità. Il voto, come specificato all'inizio è un voto "pompato", ad un disco del genere in condizioni normali avrei dato 4, ma dato che non vedo scarti tra Shit and Shine e Sunn O))), e che troppi sarebbero pronti a dire che i migliori sono i secondi, io, da sempre bastian contrario valuto meglio i primi.
Pronto ad essere lapidato.
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