Sigue Sigue Sputnik
Love Missile F1-11

Siamo nei primi mesi del 1986 quando il feroce singolo "Love Missile F1-11" viene pubblicato dalla EMI. Il pezzo in questione è un concetto, un'idea bizzarra, un tentativo di creare qualcosa di nuovo che lasci il segno. Se, perdonate il paragone, i Sex Pistols attraverso l'esagerazione, la trasgressione ed il paradosso di creare musica pur non essendo musicisti, riuscirono a scrivere inconsapevoli pagine di storia della musica, lo stesso non si può dire capitò, (anche se era nei piani di Tony James) ai Sigue Sigue Sputnik (nome  "rubato" ad una gang russa). Nati a tavolino (oggi è quasi un classico, solo che in questo caso non c'era nessuna casa discografica a spingere ) fecero della loro "musica" un pretesto per vendere una forma d'arte e trasformarla in un processo di marketing, con tanto di spot tra un pezzo e l'altro.
Il loro consueto sound (difficile parlare di musica, piuttosto di immagine e provocazione) è pieno zeppo di elettronica, selvaggi campionamenti e cibernetica. Sebbene ci siano ampi margini di discussione, il singolo in questione risulta a mio parere geniale. La sagoma del brano è nettamente riducibile ad un fervente ed agitato slogan rock-dancereccio che inneggia all'invasione di suoni forti e irriconoscibili, si scaglia in un'assurda ricerca musicale ed onora i mezzi tecnologici raggiunti all'epoca.

Il brano, come il gruppo, ha tutta l'aria di apparire come qualcosa di difficile lettura, che verrà però riconosciuto nel tempo quasi come qualcosa di genere cult. Tony James, con i suoi 2 scagnozzi, provò a tracciare una nuova direzione, a raccontare la musica della next generation, in una sorta di "movimento futurista" (parlando di musica come forma d'arte). Qualcosa però non funzionò come avrebbe dovuto. Al di là di modesti riscontri di vendite, i SSS sono ancora ricordati da alcuni nostalgici fans (vedi i tanti blog in rete). Va detto che il gruppo si sciolse già nel 1987, dopo il secondo e fallimentare album che aveva qualche pretesa in più, ma contenutisticamente non dicesse un beato nulla. Rimane vivo il loro stile, la loro estetica forzata e strabordante (quasi un manifesto degli anni '80), i loro suoni casinari e fumosi, gli occhi truccati e le borchie ed un sobrio ricordo di una musica ed un look, che oggi lasciano un velo di malinconica simpatia ed un sorriso. Una reunion del bizzarro trio (e conseguente tour europeo) nei primi anni del nuovo millennio ha raccolto buoni riscontri di pubblico.